Corriere 26.4.16
Le notti di Parigi
In piedi fino all’alba: tra i ragazzi che (di nuovo) vogliono cambiare il mondo
di Stefano Montefiori
PARIGI
«Adesso che siamo insieme le cose vanno meglio», si legge sul pavimento
della piazza. La frase del drammaturgo libano-canadese Wajdi Mouawad
dice molto del perché dal 31 marzo a oggi tutte le sere centinaia di
parigini si raccolgono in place de la République.
«Nuit debout»,
notte in piedi, è un movimento che intanto cambia i nomi dei giorni —
ieri non era il 25 aprile ma il 55 marzo —in attesa di trasformare il
mondo: ci sono le commissioni «internazionale», «diritto», «serenità»
(ovvero il servizio d’ordine), «digitale», «economia» e molte altre. Si
discute di tutto, dalla solidarietà ai migranti alla lotta contro lo
specismo (in virtù del quale gli uomini mangiano gli altri animali); si
tengono seminari sulla differenza tra scheda bianca e astensione, sulla
repressione in Egitto, si affronta la questione del femminismo in tre
assemblee distinte: mista, riservata a donne e transessuali e alla
comunità LGBT. Sui volantini è stampato una specie di manuale dei gesti
utili durante i dibattiti: alzare e ruotare le mani indica approvazione,
pugni chiusi e avambracci incrociati significano opposizione, pugni a
mulinello sopra la testa vogliono dire «già detto, taglia corto».
Accanto agli smartphone che grazie a Periscope rilanciano le assemblee
in diretta su Twitter, ecco i vecchi megafoni per farsi sentire nella
piazza tra i rumori del traffico e gli inevitabili suonatori di bongo.
«Tutti
possono prendere la parola e si vota per alzata di mano, cerchiamo di
informarci, capire e immaginare un futuro migliore senza farci intontire
dalla tv e dagli altri media», dice Olivier Benchel, 23enne studente di
sociologia, che è venuto qui il 31 marzo e non ha più mancato una notte
in piedi. Tutto è nato dall’opposizione alla legge El Khomri, ovvero la
riforma del codice del lavoro che vorrebbe rendere più facile l’accesso
dei giovani al mercato, e che molti giovani combattono come il Male
perché la trovano un’ennesima, pigra ripetizione dello schema
neo-liberale abbracciato dal partito socialista: «Il governo tutela i
padroni, i padroni chiudono le fabbriche, la disoccupazione aumenta, per
farla diminuire il governo incentiva il precariato, le aziende
continuano a non assumere e i disoccupati crescono ancora, e intanto
decenni di lotte sindacali vanno in fumo», riassume Jean, trentenne
furibondo con Hollande e la sua «sinistra traditrice».
La «Nuit
debout» si sta allargando a molte città della Francia, soprattutto a
Ovest (Nantes, Rennes, Tolosa), mentre a Parigi il movimento comincia a
suscitare qualche irritazione. L’atmosfera in place de la République sa
di fratellanza, ma anche senza contare gli incidenti (un’auto della
polizia data alle fiamme, un uomo gravemente ferito cadendo dalla
statua, qualche scontro con gli agenti), crescono i dubbi attorno a una
mobilitazione che oscilla tra sogno di rinnovamento e grande happening
dell’estrema sinistra eterna, tra venditori di falafel e birre,
giocolieri, canzoni di Manu Chao e gesti situazionisti. Un paio di
settimane fa qualche invasato del «ritorno alla terra» ha divelto le
lastre del pavimento per piantare semi e fondare un orto urbano (place
de République era stata da poco ristrutturata con una spesa per il
Comune di 24 milioni di euro).
Il filosofo accusato di essere
«neo-reazionario» Alain Finkielkraut una sera si è affacciato con la
moglie, ed è stato cacciato in malo modo. Incidente prevedibile, che ha
fatto male all’immagine del movimento. Se gli «Indignados» di Puerta del
Sol a Madrid cercavano di allargare la partecipazione democratica
rifiutando la divisione destra-sinistra, Nuit debout sembra scartare in
partenza chi non è di sinistra, poi chi ha simpatie per la gauche al
governo (quasi peggio), poi quanti non si riconoscono nella triade
anticapitalismo-decrescita-antagonismo.
Il maître à penser non
ufficiale ma sempre più riconosciuto è l’economista Frédéric Lordon,
meno naif delle signore che ogni tanto arrivano sorridenti in piazza
portando cibo e vestiti: «Non siamo qui per essere amici di tutti, non
portiamo la pace, non abbiamo alcun progetto di unanimità democratica»,
dice duro Lordon. Ieri l’assemblea si è spostata al teatro dell’Odéon,
in solidarietà con gli «intermittenti dello spettacolo» che lo occupano
da due giorni. «I soldi ci sono! Costruiamo nuovi diritti!», si legge
sullo striscione. La Nuit debout punta ora ad allearsi con i sindacati
per organizzare un grande sciopero generale, rito bloccato non meno
della società che vuole rinnovare.