lunedì 18 aprile 2016

Corriere 18.4.16
Le New York di Hillary e Sanders Il divario passa per Central Park
Il West Side col senatore socialista, l’East Side con la Clinton
di Giuseppe Sarcina

NEW YORK Le due sponde della Manhattan democratica finalmente hanno un’occasione per vedere chi conta di più. Gli intellettuali arruffati del West Side contro i borghesi illuminati dell’East Side, per semplificare. In mezzo, in posizione neutrale Central Park, dove convergono i newyorkesi di una parte e dell’altra trascinati da mute di cani, vezzeggiati in ugual modo e senza riserve.
Domani si vota per le primarie di New York: Bernie Sanders contro Hillary Clinton, sostanzialmente. L’outsider contro l’establishment. Il radicalismo delle idee contro il pragmatismo della ragione. D’accordo, l’abbiamo capito. Adesso, però, l’istituto di ricerche Crowdpac tira fuori uno studio che introduce la variabile dei «zip code», i codici postali di Manhattan. Secondo l’indagine, pubblicata dal Financial Times , l’Upper West Side, in particolare la porzione che va dalla 91ª Strada fino alla Columbia University, risulta, in base alle donazioni personali ricevute dal candidato, uno dei cinque distretti più filo-Sanders degli interi Stati Uniti. Con lo stesso criterio, la seconda aerea più favorevole a Hillary Clinton del Paese si trova dall’altra parte della Quin- ta Avenue, nell’Upper East Side, tra la 69ª Strada e la 86ª, nella zona del Metropolitan Museum e della Frick Collection.
Le cifre della Crowdpac probabilmente gratificheranno molti degli abitanti del West e dell’East e, forse, ne irriteranno degli altri. Comunque nell’East abita la scrittrice Erika Jong, femminista storica e tra le più accese sostenitrici di Hillary. A West, invece, si è formata addirittura un’associazione, 500 adesioni, con la parola d’ordine «Upper West Siders for Bernie». Sarà un caso ma George Clooney e la moglie Amal, amici dell’ex segretario di Stato, quando arrivano a New York si sistemano nell’Hotel Carlyle e vanno a cena nel Caffè Boulud, tutti e due in pieno Upper East Side.
Ecco un breve elenco di personaggi del West Side: Yoko Ono, che vive nel palazzo Dakota, dove una volta abitava John Lennon; Mia Farrow, Al Pacino, Sting, Madonna, Bono. Sono tutti «sandersiani»? Sicuramente non lo è Lloyd Blankfein, amministratore delegato di Goldman Sachs, vicino di casa di Sting e Madonna, ma soprattutto prototipo di quei «millionaires and billionaires» che Sanders considera la rovina del Paese.
A Est, ora. Woody Allen, Michael Bloomberg, Uma Thurman, Tom Brady, il giocatore di football americano più pagato, la modella Gisele Bund-chen. Sono «hillariani»? Certamente non lo è il regista Spike Lee, affezionato dell’East Side, ma che la sera del 13 aprile era sul palco di Washington Square a gridare: «Feel the Bern».
L’indicatore dei codici postali, in effetti, si può integrare con l’osservazione sul campo, un po’ vecchio stile, ma sempre interessante. Per esempio la folla radunata sotto l’arco di Washington Square, nel Greenwich Village, quel 13 aprile, appariva decisamente composita. C’erano i reduci di «Occupy Wall Street», i radical in sandali che si scaldavano con birra e spinelli. Ma anche i commessi e le commesse dei fast food, dei supermercati. I ragazzi all’ultimo anno delle superiori e gli universitari. Erano tanti, come sempre, almeno 20-25 mila. Tanti e diversi, non solo West contro East, questa è la vera insidia per Hillary Clinton. L’ex First lady non guarda le piazze, ma fa leva sul blocco sociale che in questa città e in questo Stato l’ha eletta per due volte senatrice. Un campione di questo schieramento si è materializzato il 30 marzo scorso, nel comizio di Hillary al Teatro Apollo di Harlem. La comunità afroamericana, gli insegnanti, gli attivisti di una miriade di fondazioni, di organizzazioni per la difesa dei diritti. Upper East contro Upper West, ma anche Harlem contro Greenwich, senza contare il derby a Brooklyn. Gli ultimi sondaggi segnalano che Hillary resta in vantaggio con 12 punti percentuali.