Corriere 14.4.16
Chiamparino
«Le trivelle? Io voto sempre, sono un uomo del Novecento»
di Massimo Rebotti
Milano
«Io vado a votare e voto no». Il governatore del Piemonte Sergio
Chiamparino, esponente pd di lunga data e non ostile a Matteo Renzi, non
seguirà la linea dell’astensione decisa dai vertici sul referendum anti
trivelle: «Sono un uomo del Novecento e a votare sono sempre andato».
L’invito al non voto non è uno strappo con la tradizione della sinistra?
«È
già successo. I Ds lo fecero per un referendum sull’articolo 18 di
Rifondazione. Ma, come ha detto il primo ministro nel suo ultimo
discorso, io preferisco sempre il confronto nelle urne».
Qui però Renzi ha scelto l’astensione.
«Era una delle opzioni, del tutto legittima. Probabilmente è anche la più efficace. Ma io ne scelgo un’altra».
Del quesito cosa pensa?
«Mi
pare marginale rispetto alle questioni energetiche del Paese. Un conto
se ai cittadini venisse chiesto se vogliono nuovi investimenti nelle
trivellazioni, in quel caso forse sarei contrario anche io. Ma qui si
tratta di impianti che ci sono già, perché li dobbiamo chiudere? Perché
non dovremmo continuare a estrarre gas finché ce n’è? Un po’ di
fondamentalismo ambientalista c’è».
Lo dice perché ha guidato Torino, la città simbolo dell’industria?
«Di
recente in Piemonte abbiamo detto di no a una richiesta dell’Eni di
fare un’attività esplorativa in un territorio agricolo di pregio.
Insomma, non siamo sempre dalla parte dell’industria, dipende dai casi.
In Emilia-Romagna, dove c’è la maggior parte delle piattaforme per le
trivellazioni, non mi pare che il turismo abbia subito dei contraccolpi,
anzi».
E sul referendum costituzionale cosa farà?
«Userò questi mesi per capire come orientarmi».
Non ha ancora deciso?
«No.
Ci sono aspetti che apprezzo, come la fine del bicameralismo e la
riduzione del numero dei senatori. E altri contradditori: la riforma
attribuisce un nuovo ruolo alle Regioni, ma poi centralizza di nuovo i
poteri nello Stato».
Renzi ha detto «chi voterà no mi odia».
«Mi auguro proprio che questi mesi non diventino un dibattito sul plebiscito pro o contro il governo».