Corriere 14.4.16
Migranti, arrivi aumentati del 55% Il Viminale: servono altri 15 mila posti
Circolare urgente ai prefetti. L’allarme di Tusk: dopo la chiusura dei Balcani, Mediterraneo unica via
di Fiorenza Sarzanini
ROMA
Una circolare per sollecitare con la massima urgenza il reperimento di
15 mila posti. La richiesta trasmessa due giorni fa dal Viminale ai
prefetti fornisce chiaramente il quadro della situazione in materia di
accoglienza dei migranti. Perché fotografa una situazione grave che
potrebbe diventare emergenza nelle prossime settimane. I dati indicano
un trend preciso: nei primi tre mesi e mezzo del 2016 il numero degli
arrivi è aumentato del 55% rispetto allo stesso periodo dello scorso
anno. Siamo a quota 23.957 persone giunte in Italia, quattromila in più
anche del 2014 che fu l’anno record degli sbarchi. Adesso bisognerà
riunire al più presto i «tavoli» regionali e cercare alloggi, dando
priorità a donne e bambini, ma provvedendo comunque a tutti coloro che
devono essere assistiti dopo essere arrivati sulle nostre coste. E nella
consapevolezza che molte altre migliaia di persone arriveranno.
«Un milione in Libia»
Arrivano
dalla Libia, sono nella maggior parte africani. E questo fa aumentare
la preoccupazione, perché vuol dire che questa rotta non viene ancora
battuta dai profughi provenienti dalla Siria dopo la chiusura di quella
balcanica. Ma anche perché — come ha confermato ieri il generale Paolo
Serra, consigliere militare dell’inviato speciale Onu in Libia, Martin
Kobler — in Libia ci sono un milione di potenziali migranti». E questo
fa dire al presidente del Consiglio europeo Donald Tusk: «È allarmante
vedere quanti migranti si preparano a utilizzare la rotta del
Mediterraneo centrale: serve che mostriamo solidarietà all’Italia ora
per evitare uno scenario come quello dei Balcani in futuro».
I 112 mila stranieri
Attualmente
nelle strutture governative e in quelle messe a disposizione delle
Regioni ci sono 112 mila persone. I centri sono «saturi» e per questo è
stato chiesto ai prefetti di reperire altri posti, trovare centri di
accoglienza per assistere gli stranieri. Tenendo conto che la maggior
parte non avrà diritto all’asilo politico e dunque non potrà essere
trasferito in altri Stati nemmeno nei prossimi mesi. La maggior parte
degli sbarcati sono nigeriani (3.438), al secondo posto ci sono i
gambiani (2.339) e al terzo i somali (1.812). Gli eritrei, unici ad
avere diritto all’asilo pressoché automaticamente, sono solo 657.
Missione ad Atene
I
vertici della Direzione immigrazione della polizia ieri sono volati in
Grecia per pianificare un’azione comune in vista dei flussi di arrivi
che certamente aumenteranno in vista dell’estate. L’azione di
prevenzione è fondamentale, come sottolinea il procuratore nazionale
antimafia e antiterrorismo Franco Roberti quando parla di «risultati
abbastanza significativi perché dal primo gennaio 2015 a oggi sono stati
arrestati 530 scafisti e 45 trafficanti di esseri umani». Ma non può
essere certamente questa l’unica risposta.
L’accordo di Dublino
La
strada per cercare di fronteggiare la situazione dal punto di vista
dell’assistenza degli stranieri la indica il capo del Dipartimento
immigrazione Mario Morcone nel corso del bilaterale con la Germania
quando rivendica la scelta di aver «realizzato l’accoglienza diffusa con
un “burden sharing”, la condivisione degli oneri tra Regioni che,
purtroppo, l’Unione non è riuscita ancora a ottenere dai 28 Stati
membri». Ma poi torna ad appellarsi all’Europa per ottenere, come del
resto ha più volte sottolineato il ministro dell’Interno Angelino
Alfano, «una profonda revisione dell’Accordo di Dublino, verso le cui
necessarie modifiche ci può essere disponibilità e apertura, se la
stessa disponibilità e apertura verrà manifestata dagli amici
dell’Unione Europea. Noi, anche per questo, nel recepimento delle
direttive non abbiamo scelto di introdurre una lista dei Paesi sicuri
autonoma, perché ci aspettiamo, sulla base della condivisione del metodo
e del merito, una lista comune condivisa a livello di Commissione».