Corriere 14.4.16
Se Al Sisi assolve gli 007 e la società civile si indigna
di Viviana Mazza
I
l presidente egiziano Al Sisi assolve i servizi segreti egiziani per la
morte di Giulio Regeni e accusa i media. In un discorso in diretta tv
il raìs ha ripetuto ieri che i responsabili della morte del ricercatore
italiano sono non meglio precisate «persone malvagie». L’Egitto mantiene
così la sua linea: la pista criminale oppure un complotto dei «nemici
della nazione». La società civile egiziana si indigna. Il nostro governo
non ha reagito ufficialmente ieri, ma se in queste due settimane
l’Egitto non presenterà una risposta concreta, nuove misure potrebbero
colpire turismo e intese culturali.
«Noi egiziani abbiamo creato
un problema con l’assassinio», ha esordito Abdel Fatah Al Sisi. E per un
momento è sembrata un’apertura o un’ammissione sull’omicidio di Giulio
Regeni, ma invece no. Il «problema» sono i media egiziani — ha spiegato
il presidente — mentre i servizi di sicurezza sono innocenti.
In
un discorso trasmesso in diretta tv dal palazzo presidenziale il raìs ha
ripetuto ieri che i responsabili della morte del ricercatore italiano
sono non meglio precisate «persone malvagie». L’Egitto mantiene così la
sua linea: la pista criminale oppure un complotto dei «nemici della
nazione», nonostante gli attivisti per i diritti umani e gli esperti
abbiano osservato che i segni di tortura sul cadavere di Regeni
ritrovato il 3 febbraio scorso combaciano con il modus operandi dei
servizi di sicurezza.
Anche l’Italia manterrà la sua linea: il
nostro governo non ha reagito ufficialmente ieri, volendo credere che il
messaggio di Al Sisi sia rivolto all’interno, ma sembra evidente
l’intenzione di dare al Cairo 15 giorni dal richiamo per consultazioni
dell’ambasciatore Massari avvenuto sabato scorso. Se in queste due
settimane l’Egitto non presenterà una risposta concreta, nuove misure
potrebbero colpire turismo e intese culturali.
L’altro ieri il
ministro degli Esteri Sameh Shoukry ha dichiarato che Il Cairo potrebbe
consegnare agli investigatori italiani i tabulati dei telefoni cellulari
nella zona della sparizione di Giulio e del ritrovamento del corpo,
citando la possibilità di aggirare i presunti ostacoli di
incostituzionalità, esaminando questi dati all’interno del Paese. Ma ha
anche aggiunto che l’inchiesta potrebbe richiedere del tempo.
Per
la crisi con l’Italia, intanto, Al Sisi addita come responsabili i media
locali. Gli investigatori egiziani hanno agito con la «massima
trasparenza» — ha sostenuto — ma «gli amici italiani non credono alla
nostra magistratura a causa della nostra stampa che ripete come un
pappagallo le bugie architettate nei meandri dei social network». Bugie
che, ha spiegato, mettono la nazione a rischio. «Non appena è stata
annunciata la morte di quel giovane, la gente tra noi ha detto che era
opera delle agenzie di sicurezza egiziane… mentre è opera di persone
malvagie tra noi. Noi egiziani abbiamo iniziato a diffondere queste
speculazioni e menzogne, e abbiamo creato un problema per noi stessi, un
problema per l’Egitto».