Corriere 13.4.16
Si delinea uno scontro tra due idee di Italia
di Massimo Franco
L
a riforma costituzionale è stata approvata, e per il governo è una
vittoria. Ma alla Camera non erano presenti le opposizioni, che hanno
continuato a protestare contro il premier. Le dichiarazioni fatte ieri
pomeriggio dalla Lega a FI al M5S, sono state univoche contro Matteo
Renzi: troppo, per non far pensare che l’attacco sia rivolto non tanto
al «sì» di ieri, peraltro scontato, quanto al referendum d’autunno sulla
riforma approvata. Il vero appuntamento è quello, e la campagna
impazza.
Sarà l’occasione per certificare la vittoria di Renzi, o
la sua disfatta: tanto più che si celebrerà dopo le elezioni
amministrative di giugno e il referendum sulle trivellazioni di
domenica. Le resistenze e l’ostilità nei confronti del governo, presenti
nello stesso Pd, emergeranno adesso. Il fronte che si sta formando è
corposo e variegato. «Il no si spiega solo con l’odio nei miei
confronti», scolpisce Renzi con qualche ragione.
Eppure, a
sorpresa l’ex presidente del Consiglio, Enrico Letta, considerato un
avversario acerrimo, ieri ha annunciato che al referendum voterà a
favore delle riforme. Ma sembra un’eccezione. Sornione, l’ex segretario
del Pd, Pier Luigi Bersani, ha glissato quando gli è stato chiesto come
si schiererà. E Pietro Grasso, alla domanda su come si sentiva come
ultimo presidente del Senato, ha replicato con tre parole anodine ma non
troppo: «Aspettiamo il referendum». Significa che l’esito della
consultazione non viene ancora dato per sicuro; che la certezza di
vincerlo da parte di Renzi, con lo svuotamento politico del Senato,
aspetta una certificazione popolare un po’ meno scontata di alcuni mesi
fa.
«È il giudizio dei cittadini quello che conterà davvero», ha
confermato ieri il capogruppo del Pd alla Camera, Ettore Rosato, pochi
minuti prima del «sì» di 361 deputati, con 7 contrari e il resto
dell’emiciclo vuoto: parole accompagnate da un riconoscimento al
ministro per le Riforme. «Grazie a quelli che ci hanno creduto»,
ricambia Maria Elena Boschi. Ma tutti sono già proiettati sul referendum
di autunno. Il premier lo aspetta per ricevere nuova spinta dopo mesi
di difficoltà crescenti. «I cittadini voteranno per cambiare», assicura.
I suoi avversari, invece, vogliono dimostrare che il premier non è più
in sintonia con l’opinione pubblica, e costringerlo a dimettersi.
Ma
se si confrontano «due Italie», come sostiene Renzi, sarà difficile
ricomporle dopo il responso referendario. La virulenza e la
strumentalità delle opposizioni non lasciano margini. E la
determinazione di Palazzo Chigi, unita a un atteggiamento liquidatorio,
radicalizza le posizioni. Per questo, non si può escludere che dopo
l’autunno la legislatura entri in una fase convulsa, e porti a elezioni
anticipate nel 2017. Lo avrebbe previsto anche il guru del M5S
Gianroberto Casaleggio, scomparso ieri, nel suo testamento politico .