Corriere 12.4.16
La vita segreta (e dolorosa) di Freud
di Franco Manzoni
Freud
sta morendo, divorato da un carcinoma alla bocca. Da tempo gli hanno
asportato la mascella. La paura di nuove sofferenze lo attanaglia,
terribili contrazioni ai muscoli della faccia gli impediscono di bere e
mangiare. Ha ottant’anni, da più di quindici lotta contro la malattia.
Un supplizio che lo condurrà all’idea di anticipare la fine del dolore
con un piccolo aiuto. Sullo sfondo sta la grande Storia nel gioco delle
coincidenze, che per somiglianza Rino Mele utilizza nel poema Un grano
di morfina per Freud (Manni).
A seguito del patto
Molotov-Ribbentrop (23 agosto 1939), il resto dell’Europa permette che
la Polonia venga sbranata come un agnello sacrificale. Le date, in
rapida scansione, uniscono dramma collettivo e individuale: il primo
settembre Hitler invade la Polonia, Stalin il 17, Freud muore il 23. Il
fondatore della psicanalisi aveva conosciuto la durezza dell’ Anschluss
nel 1938: la sua casa di Vienna invasa dalle SA, l’ebreo Freud costretto
ad aprire la cassaforte. Mele canta con rabbia la Polonia divisa dal
fiume Bug, teatro di avvenimenti terribili, presagio di ciò che si
preparava per milioni di ebrei polacchi. E non c’era scampo: le guardie
sovietiche sparavano su chiunque cercasse di lasciare la Polonia
nazista.
L’autore, nato a Sant’Arsenio (Salerno) nel 1938, tenta
di immaginare i pensieri di Freud, usando testimonianze e documenti. In
un’aspra prosa poetica alterna sogni e vita vissuta. L’attaccamento
incestuoso per la madre, vista nuda da piccolo. La severità del padre,
che però perde la stima del ragazzo: confessa di non essere riuscito a
reagire contro un gentile, che gli aveva tolto il berretto in mezzo alla
strada. Gillo Dorfles scrive nell’introduzione al poema: «…la lunga
trama dei versi di Mele esprime, accanto ai dati più dolorosi di Freud,
quella che è stata la sua vita segreta, attraverso quelle parole che
attingono dal profondo dell’inconscio la loro forza espressiva,
svelandone il lato più occulto e misterioso». Esausto e sofferente, il
cancro che gli sgretola la guancia, Freud non riesce ad addormentarsi.
La tortura non ha più senso la notte del 23 settembre 1939. Gli è
sufficiente un grano di morfina per raggiungere il tranquillo sonno del
silenzio .