Corriere 12.4.16
Su «Nature»
È la società a corrompere i ragazzi
Uno studio rivela come l’onestà di un Paese influenzi il comportamento dei suoi giovani
di Luigi Ferrarella
«Quando
il buono si corrompe diventa il peggiore degli uomini» scriveva San
Gregorio Magno. È proprio così? O non è piuttosto che uno nasce
disonesto, insomma ha quei geni lì e non c’è niente da fare? Non è una
domanda da poco perché è solo se i cittadini sono onesti che la società
funziona. La corruzione infrange le regole fondamentali della convivenza
che si traduce in anarchia — quanto meno nei comportamenti — e
diseguaglianza sociale. Ma la società è fatta di cittadini; il problema
allora è di capire se sono i cittadini a corrompere le istituzioni o se è
l’organizzazione della società che quando è corrotta corrompe i suoi
cittadini.
Questa domanda devono essersela posta certi scienziati
di Nottingham in Inghilterra, Monaco e Bonn in Germania e di Yale a New
Haven negli Stati Uniti, il loro lavoro è stato appena pubblicato su
Nature . E cosa hanno fatto? Sono partiti dalla classifica dei paesi di
cui si conosce la tendenza a violare le regole (evasione fiscale, frode
elettorale e politici corrotti) e ne hanno selezionati 23 per tre
livelli di corruzione. Fra i paesi meno corrotti ci sono Austria,
Inghilterra e Svezia, mentre la corruzione dilaga in Tanzania, Georgia,
Guatemala e Kenya; l’Italia non è tra i paesi più corrotti ma è molto
lontana da quelli che lo sono di meno. Una volta stabilito il livello di
corruzione di un determinato paese, in base ai dati del 2003, hanno
fatto un esperimento che ha coinvolto 2.568 studenti (poco più di 100
per ogni paese) fra il 2011 e il 2015. Il tempo che c’è in mezzo serviva
a escludere che fra le variabili oggetto della sperimentazione potesse
esserci un legame. Quello che i ricercatori hanno poi fatto, Paese per
Paese, è un po’ curioso, ma i risultati sono di grande interesse.
Ciascuno
di questi ragazzi, chiuso in una stanza e al riparo da occhi
indiscreti, doveva lanciare un dado e riportare ai ricercatori il numero
che otteneva in forma assolutamente anonima. Qui viene il bello: se con
il dado ti viene uno guadagni mezza sterlina, se ti viene due ne
guadagni una e poi sempre di più fino al cinque che vale tre sterline,
ma se esce il sei non ti danno niente. Si poteva anche imbrogliare
perché non c’era alcun controllo sul risultato del singolo e questo i
ragazzi lo sapevano. Gli scienziati però erano in grado di stabilire a
posteriori e con grande precisione l’attendibilità dei dati per ciascuna
area geografica. È una questione di probabilità: se sono in cento a
lanciare un dado gli statistici ti dicono quante volte ti puoi aspettare
che esca il tre o il cinque o il sei o qualunque altro numero, di qui
non si scappa. Se il gruppo degli indiani, poniamo, imbroglia li scopri
subito.
A questo punto si trattava di mettere in rapporto i dati
del 2003 di una certa area geografica con le eventuali bugie di adesso
degli studenti di quel paese. La correlazione — così dicono gli
statistici — è stata diretta e altamente significativa. Vuol dire che
più la società è corrotta più gli studenti di quel paese tendono a
mentire. In Tanzania, per esempio, il tasso di disonestà dalle
rilevazioni del 2003 era altissimo, ebbene quasi tutti gli studenti
della Tanzania dal lancio dei dadi hanno dichiarato di aver avuto valori
di quattro o cinque (il sei, quello per cui non ti danno niente, non
veniva fuori proprio mai!); quegli studenti hanno mentito e così si sono
portati a casa un bel po’ di soldi.
Nel lavoro di Nature
dell’Italia non si parla mai ma dalle tabelle emergono due dati
sorprendenti. I livelli di corruzione rilevati nel 2003 in Italia sono
più alti di quelli di qua-lunque altro Paese del Vecchio Continente e
questo è ben noto, ma i nostri ragazzi (o almeno quelli che hanno preso
parte allo studio) dicono meno bugie dei loro coetanei dell’Europa e
addirittura meno di quelli di quei paesi con indice di corruzione
bassissimo, come Austria e Olanda. Strano, no? Ma non solo, dei nostri
studenti i «fully honest», quelli insomma che dicono tutta la verità ma
proprio tutta, sono pochissimi, ancora meno dei cinesi e dei colombiani
(che dopo gli africani sono i più bugiardi). Come si spiega? I nostri
ragazzi mentono anche loro un po’, ma il loro modo di mentire è più
sofisticato di quello degli altri; se gli viene un due dichiarano un
tre, solo qualche volta un quattro. Insomma, quando imbrogliano lo fanno
senza esagerare e così qualcosa guadagnano anche loro.
Dato che
tutti gli studenti che hanno partecipato a questo bizzarro gioco erano
troppo giovani per aver influenzato il livello di corruzione del loro
paese, questo studio dimostra che è la società che influenza il
comportamento dei ragazzi e non il contrario, come dire che la
corruzione corrompe. Qualcuno a questo punto si chiederà quanto tempo ci
vuole perché un individuo che nasce onesto («buono» come diceva San
Gregorio) poi venga corrotto dalla disonestà del suo paese. E ancora, se
oggi che gli studenti viaggiano moltissimo, il passare da un paese
corrotto a uno che lo è poco o nulla possa influenzare il grado di
onestà dei nostri ragazzi. Questo per adesso non lo sappiamo e forse non
lo sapremo mai, perché disegnare uno studio che sappia rispondere a
quesiti così specifici è quasi impossibile. Ma chissà, la scienza non
finisce mai di sorprenderci.