Il Sole 26.4.16
Le borse di Shanghai, Dalian e Zhengzhou intervengono
In Cina speculatori all’assalto dei mercati delle materie prime
Presi di mira soprattutto (ma non solo) i metalli
In
Cina una grande massa di denaro sta uscendo dalle obbligazioni e dalle
azioni per entrare sui mercati delle materie prime. Gli operatori cinesi
si sono improvvisamente messi a speculare a termine su ogni tipo di
prodotto, dalle barre e dai laminati di acciaio sino al cotone e al
cloruro di polivinile, spingendo le Borse di Shanghai, Dalian e
Zhengzhou a aumentare i costi delle operazioni e a segnalare cautela
agli investitori.
«L’ultimo balzo della speculazione in Cina ha
scioccato i mercati globali», affermano gli analisti di Morgan Stanley,
mentre Credit Suisse non esita a parlare di bolla: «L’entrata degli
investitori retail in questi mercati ha creato una bolla che potremmo
veder scoppiare con le stesse modalità che abbiamo visto sui mercati
azionari lo scorso anno».
A livello locale i movimenti sono
confermati da Zhang Guoyu, analista di Tebon Securities a Shanghai, che
segnala di aver visto una massa di gente aprire recentemente conti per
operare a termine sulle materie prime. Secondo Hao Hong, chief China
strategist di Bocom International Holding a Hong Kong, il miglioramento
dei fondamentali e la disponibilità di capitali hanno reso irresistibili
le scommesse sulle materie prime. «Questa gente sta impazzendo -
avverte Hong - La leva esagera i movimenti al rialzo, ma anche quelli al
ribasso. È la stessa cosa che è successa nel 2015 in borsa con i
finanziamenti a margine».
A infiammarsi sono state in particolare
le contrattazioni sull’acciaio e sul minerale di ferro, anche se si sono
mossi al rialzo anche i metalli non ferrosi. Giovedì scorso alla
Shanghai Futures Exchange il contratto più scambiato sulle vergelle in
acciaio ha registrato volumi equivalenti a un valore di 303 miliardi di
yuan (47 miliardi di dollari), osserva Reuters, quasi il 50% in più
rispetto agli scambi sull’intero listino della Shanghai Stock Exchange.
È
notizia di pochi giorni fa che in marzo le banche cinesi hanno concesso
prestiti record, corrispondenti a 211 miliardi di $, per sostenere
l’economia e gli analisti si aspettano che Pechino allenterà
ulteriormente la politica monetaria per aiutare a raggiungere
l’obiettivo di crescita del 6,5-7% nel 2016. «C’è un sacco di liquidità e
ci sono persone che cercano opportunità - afferma Ben Kwong, direttore
della società di brokering Kgi Asia di Hong Kong – «Gli investitori sono
incoraggiati dal recente rimbalzo dei prezzi delle materie prime e si
comportano in modo speculativo».
Al seguito dei segnali di forte
domanda dalla Cina, i principali utilizzatori mondiali di materiali
industriali hanno cavalcato la più grossa azione di acquisto di materie
prime da un anno, tanto che l’indice Thomson Reuters Cbr, che segue le
19 principali merci, è in rialzo del 18% da febbraio, dopo aver toccato
giovedì scorso i massimi da dicembre.
La corsa agli acquisti ha
interessato anche il London Metal Exchange, dove il rame venerdì era
risalito fino a 5.091 $/tonnellata, il livello più alto da un mese,
mentre l’alluminio balzava sino a 1.667,5 $, massimo dal 15 settembre
2015 (valori tre mesi). Ieri tuttavia la settimana è ripresa con prezzi
in consolidamento.
Secondo Rob Haworth di US Bank Wealth
Management l’umore troppo ribassista che aveva punito i metalli si è
attenuato, per cui gli investitori sono un po’ più bilanciati e
rialzisti. Sono tuttavia ancora in molti a non essere ottimisti,
soprattutto le grandi banche. Goldman Sachs afferma ad esempio che i
metalli di base non hanno ancora toccato i minimi di prezzo in questo
ciclo economico, mentre Barclays, che vede solo segni di stabilizzazione
piuttosto che una ripresa permanente, si aspetta per il rame
un’eccedenza di offerta di 255mila tonnellate nel 2017, con un prezzo
medio per quest’anno di 4.420 $ /tonn (2 $/libbra).
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Gianni Mattarelli