Repubblica Cult 27.3.16
L’etica religiosa e il suo “doppio”
Nel
suo “Il disagio dei monoteismi” il grande studioso Jan Assmann
ripercorre le radici del Dio unico e propone una nuova strategia per la
tolleranza
di Maurizio Bettini
L’interpretazione
che Jan Assmann ha dato delle forme del monoteismo costituisce uno dei
contributi più interessanti che le ricerche storiche e antropologiche,
in campo religioso, abbiano ricevuto negli ultimi anni. Sua in
particolare la formula “esclusione Mosaica” per definire un tratto che
accomuna i tre grandi monoteismi: ossia la convinzione che il Dio sia
unico, e che non possa essere se non il proprio («non avrai altro Dio
all’infuori di me»). Questo atteggiamento conduce a considerare “falsi
dèi” le divinità altrui, concependo il proprio Dio come l’unico “vero”; e
ha scatenato per questo sanguinosi conflitti di religione, come oggi
purtroppo ancora vediamo. Al contrario, nelle religioni politeistiche —
in cui era perfino possibile identificare una divinità altrui con una
divinità propria — il conflitto per affermare il “vero dio” era rimasto
del tutto sconosciuto.
Di Assmann sono già state tradotte opere
fondamentali, quali Mosé l’egizio o Il prezzo del monoteismo: oggi il
lettore ha a disposizione una sintesi viva, aggiornata del suo pensiero
nel libro intervista rilasciata a Elisabetta Colagrossi ( Il disagio dei
monoteismi, Morcelliana). Cosa propone Assmann nel suo dialogo? In
primo luogo una revisione della “esclusione mosaica”: l’opposizione fra
dio vero e dio falso si sarebbe affermata non tanto nei libri mosaici
della Bibbia, dove in effetti si parla solo di esclusiva “fedeltà” al
Dio d’Israele, ma nei profeti più recenti, come Geremia e il
Deutero-Isaia. Questo mutamento sarebbe anzi avvenuto per influsso dello
Zoroastrismo, la religione iranica. Di conseguenza, aggiungiamo noi,
l’opposizione tra dio vero e dio falso avrebbe la sua origine in una
cultura religiosa esterna a quella ebraica. Su quest’ultima ipotesi ci
nasce un dubbio, però. Non potrebbe essere questo un modo per
alleggerire, diciamo così, la responsabilità del monoteismo ebraico, e
di quelli che da esso sono derivati, nell’elaborazione di un modello
religioso che oggi appare sempre più messo in discussione?
Il
lettore attento più ai problemi dell’oggi che a quelli delle origini,
troverà comunque di grande interesse la proposta che Assmann avanza per
superare gli odierni conflitti di religione: ossia un ritorno a ciò che
l’Aufklärung tedesca definiva “religio duplex”. Una religione “doppia”
nel senso che accanto, o sotto, quelle rivelate — e spesso tra loro in
conflitto — si riconosceva l’esistenza di un’unica e comune religione a
carattere etico: un punto di fuga “trascendentale” in cui tutte le
diverse fedi, senza rinunciare alle proprie specificità, possono
convergere.
IL DISAGIO DEI MONOTEISMI di Jan Assmann a cura di E. Colagrossi MORCELLIANA
PAGG. 95, EURO 11