domenica 27 marzo 2016

La Stampa 26.3.16
La lezione del voto della Capitale
di Marcello Sorgi

Le elezioni amministrative, in particolare quelle per le grandi città, hanno sempre avuto il senso di una sorta di preparazione per la sfida nazionale per la guida del Paese. Nell’autunno del ’93, quando si votò per la prima volta con il sistema elettorale a due turni che prevede l’elezione diretta dei sindaci, ci fu un’ondata di primi cittadini di centrosinistra che in qualche modo preparò l’avvento del centrodestra e di Berlusconi a Palazzo Chigi l’anno successivo. Un centrodestra, va ricordato, nato a Roma nello scontro tra Francesco Rutelli, il candidato vittorioso, e Gianfranco Fini, allora segretario del Msi, partito non ancora liberato dalla nostalgia per il fascismo ma che con l’appoggio a sorpresa dell’ex-Cavaliere fu sdoganato tutt’insieme.
L’ipotesi di una vittoria a Roma del Movimento 5 stelle - in questi giorni al centro di attenzioni internazionali, come dimostrano l’incontro del vicepresidente della Camera Di Maio con gli ambasciatori europei e il lusinghiero articolo riservato dal «Guardian» alla candidata grillina Raggi - nasce di qui. Ed è ovvio che Renzi se ne preoccupi, dal momento che la rimonta e la riconquista del Campidoglio, per il centrosinistra, ma anche per il centrodestra, si presentano assai complicate, dopo l’esperienza dello scandalo di Mafia capitale che ha coinvolto, seppure con diverse responsabilità, i due schieramenti, e dopo la disastrosa caduta della giunta Marino. L’effetto più probabile è un’astensione ancora più forte della volta precedente, quando al ballottaggio votarono il trenta per cento dei cittadini romani. A tutto vantaggio del voto di protesta che potrebbe confluire a favore di M5s.
Sondaggi alla mano, si dà per scontato che Raggi abbia molte più probabilità di arrivare al secondo turno, sia di Giachetti, candidato del Pd, sia di uno dei quattro candidati del centrodestra, anche se è possibile che le liti interne alla coalizione ex-berlusconiana si ricompongano e alla fine l’ex-Cavaliere, Salvini e Meloni trovino un accordo sul nome di quest’ultima.
Renzi deve valutare i due sbocchi possibili di queste elezioni: battersi fino all’ultimo per la vittoria di Giachetti, sapendo che si risolverebbe in un testa a testa con Raggi e rappresenterebbe per i 5 stelle la prova generale dell’assalto al Palazzo nelle prossime politiche. Oppure, prepararsi all’idea della sconfitta, contando sul fatto che l’amministrazione della Capitale, ingovernabile per chiunque, possa rivelarsi una trappola per la prima, eventuale sindaca grillina, confermando le scarse capacità di governo dimostrate dal Movimento in tutte le città di cui finora è riuscito a conquistare.