Repubblica Cult 13.2.16
L’importanza matematica del pi greco
di Piergiorgio Odifreddi
Domani
è il 14 marzo, che nei paesi anglosassoni si indica con 3.14. A
qualcuno questo farà suonare una campanella, e infatti dovrebbe: si
tratta dell’approssimazione a due cifre decimali della circonferenza di
un cerchio di diametro 1 ottenuta da Archimede, più di duemila anni fa,
con un tour de force che richiese due approssimazioni del cerchio
mediante due poligoni regolari di 96 lati, uno inscritto e l’altro
circoscritto.
Il numero approssimato da 3,14 si chiama pi greco,
anche se i Greci lo chiamavano semplicemente pi, dall’iniziale di
“perimetro”. Questo numero costituì la prima “grande unificazione” della
storia, perché lo stesso Archimede dimostrò che quattro numeri scoperti
in precedenza, che misurano rispettivamente la circonferenza e l’area
di un cerchio di raggio 1, e la superficie e il volume di una sfera di
raggio 1, sono in realtà tutte variazioni del pi greco, come ci
insegnano a scuola.
Non ci insegnano invece, o non lo impariamo,
che il pi greco non è però uguale a 3,14. Anzi, non è uguale a nessun
numero decimale finito o periodico, e da Archimede in avanti i
matematici si sono sbizzarriti a calcolarne sempre più cifre, nel
titanico sforzo di approssimare sempre meglio ciò che per sua natura non
può essere ridotto a espressioni finite. Per questo domani in tutto il
mondo si festeggia il “giorno del pi greco”, e con esso l’intera
matematica.