Repubblica 9.3.16
Per i giovani cinesi dottrina comunista ma a ritmo di pop
Il Partito lancia una campagna con star della musica per rinverdire gli slogan maoisti e dar lustro a Xi
di Giampaolo Visetti
PECHINO.
Ritornello: «Mi piace come mi guardi mentre recito i valori
fondamentali socialisti». Lui cita a memoria gli slogan del presidente
Xi Jinping e lei si innamora. Lo stile è manga giapponese, video-fumetto
e musica sono
made in China.
Su Weibo, il social del
partito-Stato, è un successone. Un altro video mostra un uomo che spiega
a una donna i “Quattro Complessivi”: i fondamentali dei piani di
sviluppo comunisti vengono cantati a ritmo di rap, mentre il compagno si
contorce sulla schiena e lei gli balla sopra. Ingaggiata dal governo
anche la boy-band “TFboys”, il gruppo più caldo del momento, tre star
non ancora maggiorenni, 13 milioni di followers su Sina Weibo. Il
cantante Han Geng, grida «Noi siamo gli eredi del comunismo », brano del
1961, passione di Mao Zedong: l’arrangiamento però adesso è rock, nella
clip compare l’ex campione di basket Yao Ming che sorridente garantisce
«Io amo Papà Xi». È la propaganda web al tempo del pop.
Anche in
Cina il potere ha un problema: far sapere ai giovani che esiste e
perché. L’ultima generazione dei figli unici dalla rivoluzione si è però
convertita allo shopping, dal libretto rosso all’i-Phone. Quasi
settant’anni di vecchia ideologia e di glorioso lavaggio del cervello
finiscono così al macero, per l’unico comunismo di successo della storia
scocca perfino l’ora dell’indottrinamento via video-games. A lanciarlo,
la Gioventù comunista cinese di Hainan. Il cellulare pone una serie di
quiz su parole-chiave: «patriottismo », «prosperità», «armonia ». Più le
risposte sono esatte e più la scheda si ricarica. L’ordine è del «nuovo
Mao»: conquistare i
millennials cinesi con i consumi e con il
sogno del successo, ma prima di tutto «trasformando il partito
nell’amico che ti entra in stanza e che parla come te».
Per la
Cina è una nuova «rivoluzione culturale». Dall’immaginario della
propaganda scompaiono operai e contadini, pionieri ed eroi della
resistenza, per far posto a stelle della musica, idoli della Rete,
campioni dello sport, attrici e modelle. Eclissati anche poemi nazionali
e tomi di dottrina: ai figli del boom ora parlano in gergo vietato ai
maggiori video e fumetti, musica e film, chat e telefonino. Anche Xi
Jinping, ossessionato dalla missione di reclutare giovani sembrando uno
di loro, è diventato il protagonista di un cartoon: combatte contro i
cattivi e vince eliminando tutti «i corrotti che vogliono prendersi il
mondo». La sorpresa, per il via a Pechino della Conferenza consultiva
del popolo e del Congresso nazionale del popolo, è un video animato che
spiega il 13esimo piano quinquennale 2016-2020: aria pop, musicisti
inglesi, la crescita del Pil al 6,5% e lo «sviluppo sostenibile» sono un
mantra pensato per essere ballato in discoteca.
«Anche il partito
invecchia – dice He Hui, docente di comunicazione all’università di
studi stranieri di Pechino – e coglie il rischio di non comunicare più
con gli adolescenti. Sono nati con Internet e cresciuti con Lady Gaga,
non hanno la più pallida idea di chi sia stato Sun Yat-sen». Nelle
democrazie il racconto del presente è compito dell’informazione.
Nell’autoritarismo cinese tocca ancora alla propaganda, che tra i
teenagers si scopre però delegittimata, superata e clamorosamente «out».
Mentre gli attempati leader nazionali si riuniscono per due settimane
in piazza Tiananmen, facendosi riprendere imbalsamati, capelli tinti di
nero e tazza di thè sul banco, sul web impazza così la caricatura
“emoticon” del partito. Gorgheggia di aver «già messo un piede nel
futuro» e che su quel pianeta «la Cina è ok». Alla riduzione del potere
socialista ad un giovanilista mix tra un concerto e un cartoon, mancano
solo le ex guardie rosse. Sono scomparse d’incanto il 9 settembre di 40
anni fa, pochi istanti dopo l’annuncio della morte di Mao. Nel Paese i
cacciatori di “nemici di classe” sono ancora milioni: quelli che hanno
il coraggio di ricordare e di raccontarsi ai figli, recuperando tazebao e
manoscritti-confessione per la gogna, si contano sulle dita di una
mano.