mercoledì 9 marzo 2016

Repubblica 9.3.16
Il magistrato egiziano e le tensioni con l’Italia “L’indagine è solo mia”
“ucciso il giorno prima del ritrovamento”
I nostri medici hanno stabilito che le violenze gli sono state inferte in un’unica soluzione

IL CAIRO. L’ipocrisia dell’inchiesta congiunta italo-egiziana sull’omicidio di Giulio Regeni evapora di buon mattino nella franchezza delle parole del procuratore aggiunto di Giza, Hassam Nassar. «L’inchiesta la conduco io. E la polizia egiziana. Con la magistratura italiana scambiamo informazioni». Poche e faticose, a quanto pare. Se è vero che anche Giza ha qualcosa di cui dice di essere in attesa.
«Due giorni ho chiesto alla magistratura italiana di poter interrogare il migliore amico di Giulio, quello che a nostro avviso può darci delle informazioni chiave per arrivare alla verità. Ha lasciato l’Egitto rapidamente l’otto febbraio. E da questo punto di vista oggi noi pensiamo che la sua testimonianza sia per noi molto importante. Stiamo aspettando».
A che punto è l’inchiesta?
«Abbiamo due certezze. Anzi tre. Il referto autoptico dei nostri medici certifica che Giulio è morto non più tardi delle 24 ore precedenti il ritrovamento del suo corpo, la mattina del 3 febbraio. Quindi è morto in un lasso compreso il 2 e il 3. Gli stessi medici ci dicono che le violenze che ha subito sono state inflitte tutte in un’unica soluzione tra le 10 e le 14 ore precedenti alla sua morte».
Questo quindi vuol dire che non è stata una morte “lenta” come si era detto in un primo momento?
«Questo è quello che ci dicono i medici legali. E io faccio il pubblico ministero, sto alle evidenze ».
Parlava di tre certezze. Qual è la terza?
«Giulio Regeni alle 19.38 della sera del 25 gennaio, giorno della sua scomparsa, era all’interno della stazione della metropolitana di El Behoos».
Cosa avete scoperto dalle testimonianze che avete raccolto in queste settimane?
«Che non esistevano ragioni di nessun tipo che facciano pensare che Giulio avesse problemi di alcun genere con le persone che conosceva e aveva incontrato qui in Egitto. Non aveva rivalità personali».
Ci sono alcune lesioni sul corpo di Giulio che appaiono indicare in modo incontrovertibile i segni della tortura. Unghie strappate, porzioni di tessuto mancanti dai padiglioni delle orecchie.
«Sulle unghie e alle lesioni alle orecchie si è creato un equivoco: sono stati i medici legali egiziani ad asportare le une e le altre per poter effettuare esami accurati. Nel caso delle unghie si voleva verificare se contenessero tracce che potevano far risalire o dimostrare una colluttazione».
E le bruciature allora?
«Sono tutte concentrate sulla spalla sinistra. Ma, francamente, i nostri medici non sono stati in grado di dirci quale possa esserne l’origine».