Repubblica 8.3.16
Revival Bruno martire del pensiero
Una monumentale opera e un saggio rilanciano le idee del filosofo ucciso dall’Inquisizione nel 1600
La libertà di ricerca rivendicata anche se si contrappone all’insegnamento biblico
di Corrado Augias
Per
lungo tempo un equivoco ha circondato la figura del filosofo Giordano
Bruno quasi che il bagliore delle fiamme che lo bruciarono vivo in Campo
deÕ Fiori, abbia fatto impallidire i suoi meriti di filosofo e
scienziato. Quando mor“ (17 febbraio 1600, anno santo) Roma e lÕItalia
si trovavano sotto la cappa della Controriforma che stava spegnendo la
ricerca; la stessa abiura di Galileo, trentatrŽ anni dopo, pu˜ essere
considerata indiretta conseguenza di quel rogo. Oggi gli studi bruniani
sono invece ripresi come dimostra una grande opera da poco pubblicata
dalle Edizioni della Normale di Pisa a cura di Michele Ciliberto in
collaborazione con lÕIstituto Nazionale di Studi sul Rinascimento.
Titolo: ÒGiordano Bruno. Parole, concetti, immaginiÓ, tre
volumi,
2.400 pagine, 1.200 lemmi (180 euro il prezzo). Al di là del valore
scientifico assicurato dai quaranta collaboratori impegnati in
quest’opera monumentale, conta l’intenzione: dare finalmente a Bruno il
peso scientifico che la sua incessante, irrequieta ricerca merita. In un
paese spesso distratto verso i suoi grandi meriti storici, ecco
un’iniziativa di respiro e di portata internazionale.
Bruno
era nato a Nola, provincia di Napoli, nel 1548; venuto al mondo in una
famiglia modesta che, per risparmiare, lo mandò a studiare dai preti.
Brillante, irrequieto, a sedici anni è ammesso all’Università di Napoli;
studia Lettere, Logica, Dialettica. Entra poi in convento, a 25 anni è
consacrato sacerdote. Ha scelto di farsi domenicano non perché senta una
particolare vocazione ma, come confesserà, perché la condizione di
prete, gli consente di studiare l’amata filosofia con una certa
tranquillità pratica. In realtà avrà vita movimenta, con spostamenti
incessanti: Roma, Savona, Torino, Venezia, Padova, Brescia, Bergamo,
Chambéry, Genève, Lyon, Toulouse, Parigi, Oxford, Londra, Magonza,
Wiesbaden, Praga. Dopo tante peripezie ancora Italia: Padova, Venezia,
dove comincerà la sua fine per la vendetta di un piccolo nobile, tal
Giovanni Mocenigo, che si ritiene offeso da lui. A Ginevra, fattosi
calvinista, era diventato professore di teologia. La verità è che
aderisce a questa o a quella confessione purché non pregiudichi le sue
idee filosofiche e la libertà di professarle. Scrive moltissimo, ovunque
si trovi, quasi una grafomania. Scrive di teatro, di morale, di fisica,
di astronomia oltre che di filosofia. Vede che la terra, pianeta eletto
da Dio come sua sede, altro non è che un granello perso in un cosmo di
cui nessuno conosce (allora e oggi) l’estensione. Sa che scrivendo certe
cose, si contrappone all’insegnamento delle scritture. A chi gli fa
notare il rischio, con ostinato orgoglio ribatte: «Il filosofo
dev’essere libero dalle imposizioni delle autorità e delle stesse
tradizioni; il suo solo orizzonte è quello che la forza della ragione
gli permette di intravedere; infatti, alle libere are della filosofia
cerca riparo dai flutti fortunosi desiderando la sola compagnia di
coloro che comandano non di chiudere gli occhi, ma di aprirli. A me non
piace dissimulare la verità, né ho timore di professarla apertamente».
È
un uomo che appare pensieroso, crucciato, quasi cupo. Ne è consapevole,
in una specie di amaro autoritratto dice di sé: «Par che sempre sii in
contemplazione delle pene dell’Inferno, un che ride solo per far come
fan gli altri, perlopiù lo vedrete fastidito, restio e bizzarro; non si
contenta di nulla, ritroso come un vecchio di ottant’anni, fantastico
come un cane che ha ricevuto mille spellicciate, pasciuto di cipolla ».
Senza
nemmeno un cannocchiale, per sola forza di speculazione, nel suo De
l’infinito universo et mondi scrive: «Esistono innumerevoli soli e
innumerevoli Terre ruotano attorno a questi ». Una verità nota da tempo
ormai, ma che alla fine del XVI secolo suona sconvolgente. La teoria in
sostanza rende eterno l’Universo, esclude l’idea di un Dio creatore.
Insomma, Bruno è uscito dalla dottrina cristiana ufficiale — lo pagherà
caro.
Su delazione del Mocenigo, viene
arrestato dal santo Uffizio veneziano. Poco si cava dagli interrogatori e
dalle confuse testimonianze contro di lui, il frate respinge le accuse
più grossolane, discute ostinatamente la congruenza delle altre.
L’istruttoria si arricchisce solo di carte inutili.
Nel
1599, il Cardinale Roberto Bellarmino s’interessa al caso. La Chiesa di
Roma è una cittadella assediata dalla riforma luterana che ha spaccato
la cristianità. Bellarmino è un uomo di grande ingegno; intuisce che
l’imputato, con la sua visione di un infinito aperto ad una pluralità di
mondi, ha spalancato un’era nuova per la libertà di pensiero; che, se
si mette in discussione l’edificio costruito sull’interpretazione
canonica delle Scritture, molte cose rischiano di precipitare. Avoca il
processo alla santa Inquisizione romana sotto la sua diretta
giurisdizione, ne afferra con decisione le redini. Il resto è noto: le
torture, la frase storica quando gli viene letta la sentenza di morte
che deve ascoltare in ginocchio: «Forse con più timore pronunciate voi
la sentenza contro di me, di quanto ne provi io nell’accoglierla ».
Anche i suoi libri, giudicati «heretici et erronei et continenti molte
heresie et errori» sono condannati al rogo che si consuma sul sagrato di
San Pietro. Roberto Bellarmino sarà poi proclamato santo e dottore
della chiesa uncon il motto: «La mia spada ha sottomesso gli spiriti
superbi».
Nell’attuale revival bruniano, ai
tre volumi cui accennavo sopra si deve aggiungere un’altra operina di
notevole pregio: Giordano Bruno maestro di anarchia di Aldo Masullo,
pubblicata da un piccolo editore campano La saletta dell’uva. Ne cito le
righe d’apertura che danno un’idea del contenuto, in armonia col
pensiero del filosofo: «Bruno ci avvia alla grande riflessione etica
della modernità, che poi con Emanuele Kant si compie. In un fondamentale
saggio Kant infatti chiarisce che “illuminismo” significa uscita dalla
minore età, il cessar d’essere sotto tutela, il diventare padroni delle
proprie decisioni». Sapere aude, dirà Kant. Giordano Bruno è tra coloro
che hanno aperto la strada.
IL LIBRO/1
Giordano Bruno. Parole, concetti, immagini, a cura di Michele Ciliberto (
Edizioni della Normale, 3 voll., pagg. 2.400, euro 180)
IL LIBRO/2 Aldo Masullo,
Giordano Bruno maestro di anarchia, ( Saletta dell’uva, pagg. 120, euro 10)