Repubblica 7.3.16
Poche file e scarso entusiasmo
L’ex premier: “Vedo più osservatori che votanti”
Il voto nei gazebo tra gli orfani di Marino e le ironie di D’Alema
di Sebastiano Messina
ROMA.
Intabarrato nel suo trench color cammello, Massimo D’Alema conta con un
solo sguardo prima gli elettori in fila e poi il fotografo, il
cameramen e il cronista: due contro tre. «Vedo più osservatori che
protagonisti», sussurra gelido, dettando il suo indirizzo alla
scrutatrice del seggio di piazza Mazzini. «Grazie presidente, però mi
servirebbe anche la sua tessera elettorale» risponde la ragazza, con un
sorriso che dice: mi dispiace, è il regolamento. E così D’Alema vota,
saluta alla sua maniera chi lo fotografa («Mai che vi facciate gli
affari vostri!») e se ne va, di un umore più scuro del suo labrador
nero.
Più osservatori che protagonisti? Lo sapremo solo alla fine
di questa lunga giornata, dominata fino all’ultimo dal timore di un
flop. Non basta, ad allontanarlo, l’incrollabile passione dell’anziano
professore che annuncia spavaldo di non aver neanche preso in
considerazione l’ipotesi di disertare, «perché io quando si tratta di
votare vengo sempre al gazebo, per principio», e neanche l’ottimismo
della volontà di Susanna Mazzà, instancabile segretaria del circolo
Mazzini-Trionfale, certissima della fede nelle primarie, «perché i
nostri elettori non rinunceranno mai a questo strumento di democrazia».
Non
basta, perché sulla lunga lista degli elettori del centrosinistra che
stavolta non hanno risposto all’appello si allunga l’ombra di Ignazio
Marino, il sindaco che vinse le primarie nei gazebo e fu destituito dal
partito nello studio di un notaio. E la prima a saperlo è proprio
Susanna Mazzà: «I miei figli mi hanno detto: ma’, ti rendi conto che noi
per la prima volta avevamo scelto un candidato sindaco, e dopo che lui
ha vinto voi lo avete cacciato! ».
Alle dieci c’è una gran folla
attorno al gazebo di piazza Ippolito Nievo, ma è il viavai del popolo di
Porta Portese. «Finora hanno votato solo in quindici» confida
preoccupato Marco Zazza, scrutatore di turno. «L’altra volta c’era la
fila, oggi arriva uno ogni tanto» conferma la presidente del seggio,
Loredana Granieri. Ecco un’altra elettrice, una signora bionda che punta
il gazebo con passo deciso. «Vuole votare?». «Ma neanche per sogno. Non
sono venuta qui per insultarvi, ma vi dico che non mi vedrete più.
L’altra volta ho votato, alle primarie e alle comunali: adesso basta. Mi
sento orfana!».
Non dovevate cacciare Marino, dice la signora che
se ne va facendo ciao ciao con la mano. Tu giri, e ascolti sempre le
stesse parole. Vai all’Eur, dove il seggio è nascosto in un seminterrato
dietro il gazebo deserto, e senti lo sfogo di Isabella, capelli grigi e
occhiali spessi: «Ho ricevuto l’email di Renzi, e anche stavolta voto
per dovere civico, ma ditegli che non mi è proprio piaciuto come ha
trattato Marino. Ma come, quello aveva cominciato a smucinare, perché è
grazie a lui che è saltata fuori Mafia Capitale, e Renzi invece di
difenderlo lo manda via? Non si fa così». Vai a Donna Olimpia, dove il
gazebo sulla piazza anziché dentro il circolo Pd è stato letto come uno
schiaffo ai militanti che si erano schierati con il sindaco, e vedi la
signora Attilia Droghieri che ha i capelli bianchi ed è orgogliosa di
essere la votante numero 267, ma saluta tutti «con la speranza che
quando si incominceranno a scoperchiare le pentole stavolta non le
richiudano, mi sono spiegata? ». Vai a Campo de’ Fiori e registri il
commento infastidito di Enrico, bancario in pensione, che passa senza
fermarsi, mani in tasca, davanti allo storico circolo di via dei
Giubbonari: «Col cavolo che perdo tempo con le primarie, dopo quello che
hanno combinato con Marino!».
Poi, certo, c’è un partito che non
la vede così. «Qui all’Eur abbiamo una lunga fila, ho già mandato la
foto a Renzi» dice Patrizia Prestipino, renziana di ferro, che tre anni
fa correva alle primarie e stavolta appoggia Giachetti, e spiega che
«l’elettore del centrosinistra è così, dice sempre che è l’ultima volta
però poi viene a votare, perché è amore vero ». Ma sì, conferma Giulia
Urso, la segretaria di via dei Giubbonari, una flessione non significa
nulla: «La gente viene, partecipa, vuole contare. E saranno pure
tiepide, queste primarie, ma i nostri elettori non ci rinunceranno mai».
Il più freddo – o il meno caldo – è Marco Miccoli, il deputato di Donna
Olimpia: «Prima c’era la rabbia, adesso c’è smarrimento. Poi magari non
tutti scelgono di non venire a votare. Ma la ferita per il caso Marino è
ancora aperta».
Marino, Marino, Marino. Ma lui cosa dice? Cosa
fa? E’ vero che vuole candidarsi, sfidando il suo ex partito? L’ex
sindaco rinvia le risposte al libro che uscirà alla vigilia di Pasqua:
«Lo devo consegnare domani. E chi mi conosce lo sa, sono pignolo: sto
controllando parola per parola, virgola per virgola, nome per nome,
cognome per cognome…».