giovedì 31 marzo 2016

Repubblica 31.3.16
Voto il 5 giugno per le comunali E i dem litigano sulle trivelle
Bersani: “Incredibile l’invito della segreteria a non andare a votare”
L’opposizione protesta: “Il governo così favorisce l’astensione”. Scontro sui lavori della Camera
di Silvio Buzzanca

ROMA.nIl ministro dell’Interno Angelino Alfano proporrà a Matteo Renzi di votare per le amministrative il 5 giugno. Con eventuale turno di ballottaggio il 19 giugno. « Aspetto il rientro del presidente del Consiglio per valutare una data per le elezioni amministrative, a lui proporrò quella del 5 giugno », ha detto ieri il ministro durante una conferenza stampa dell’Ncd sul rilancio del ponte sullo Stretto di Messina.
«Stiamo valutando tutte le ipotesi, ma pensiamo di escludere alcune date per rispetto delle festività di alcune religioni», ha aggiunto per motivare la sua proposta. Riferimento all’esclusione della data del 12 giugno, giorno in cui ricorre la festa ebraica dello Shavuot.
Naturalmente l’annuncio di Alfano ha scatenato le polemiche delle opposizioni che vedono nella scelta della data del 5 giugno una sorta di invito all’astensionismo da parte del governo. Tesi riassunta così dal capogruppo di Forza Italia alla Camera Renato Brunetta: «Le elezioni amministrative le fissano magari ad agosto per far andare a votare meno gente possibile. Il referendum sulle trivelle è stato fissato in fretta e furia in una data concomitante con il dibattito parlamentare sulla riforma costituzionale. Anche lì per non far andare a votare nessuno. Renzi ha fatto la scelta del “non votare”».
Brunetta introduce così nella polemica anche la questione del referendum sulle trivelle. Un tema che agita i rapporti fra i gruppi parlamentari e divide il Pd. Ieri, infatti, la conferenza dei capigruppo di Montecitorio ha respinto la richiesta delle opposizioni di sospendere i lavori nella settimana precedente il voto referendario.
Dopo uno scontro molto acceso fra Maria Elena Boschi e il capogruppo di Sinistra Italiana Arturo Scotto, che avrebbe preteso anche le scuse della ministra, è passata la mediazione che nella settimana sotto esame si discuterà solo l’ultimo passaggio delle riforme costituzionali il cui avvio è previsto per il 12 aprile. Ma adesso le opposizioni minacciano l’ostruzionismo. «Se non sarà il 12 sarà il 13 o il 14, certo la riforma costituzionale verrà approvata. Questo atteggiamento da parte delle opposizioni è un po’ ridicolo, replica il capogruppo democratico alla Camera Ettore Rosato Fissati i paletti temporali, resta sul tavolo però lo scontro interno ai democratici. Pierluigi Bersani, in un’intervista all’Huffington Post ha confermato che andrà a votare, prendendo così nuovamente le distanze da Renzi che invita a disertare le urne. «Non voglio credere che quella sia la parola definitiva, invitare gli italiani a non andare a votare un referendum proposto da otto consigli regionali dove il Pd è maggioranza sarebbe una cosa incredibile», ha aggiunto Bersani.
Una presa di posizione che ha scatenato la maggioranza renziana. «Esiste un quorum, proprio perché esercitare il diritto al non voto è legittimo. Per Bersani lo era nel 2003», twitta il senatore Andrea Marcucci, riprendendo le posizioni dell’ex segretario sul referendum che mirava ad estendere l’articolo 18 sotto la soglia dei 15 dipendenti.