Repubblica 31.3.16
“A scuola non c’è libertà di spaccio” la battaglia della legalità al Virgilio
Roma,
muro contro muro tra gli studenti e la preside dopo il blitz dei
carabinieri nel liceo I ragazzi: “Non ci ascolta e pensa solo a
reprimere”. La dirigente: “No, pretendo regole”
di Corrado Zunino
ROMA.
Anna Maria Giarletta, prof di italiano, latino e storia, dice che quel
martedì con i carabinieri nel cortile del Liceo Virgilio si è
spaventata. Non per i carabinieri, pronti a fermare due ragazzi per
spaccio, l’uno, e acquisto, l’altro, di un grammo e mezzo di hashish (un
maggiorenne arrestato e un minorenne rilasciato). Piuttosto per la
reazione di una parte consistente degli studenti: «Erano in seicento, su
un solo piano. Saltavano, tremava tutto. Cori da stadio, hanno tentato
di sfondare la porta della preside che si era barricata dentro. Una roba
mai vista a scuola, eppure ho insegnato a Castellammare di Stabia,
Angri, Pagani. Mica passeggiate ».
La prof di 42 anni è felice di
lavorare «in un liceo così prestigioso », ma mai avrebbe messo in conto
una conflittualità così elevata in una scuola del centro storico di
Roma, tra l’aurea via Giulia e il traffico mai silente del lungotevere.
«La verità è che qui dentro manca una regola, ogni tipo di regola. È
un’abitudine, una sorta di tradizione del Virgilio, non può certo andare
avanti. Entrare in classe alle otto, puntuali, non è la violazione di
un diritto umano. A scuola», e qui le origini tradiscono la passione,
«nun sa’ da spaccia’ ».
Spaccia’, già. È il caso recente, l’ultimo
da cronaca, del Liceo Virgilio di Roma. I due carabinieri in borghese –
poi affiancati da altri sette nella fase di rivolta collettiva – che
danno un esito a settimane di indagini: l’arresto in cortile. È pure il
seguito di un’inchiesta di due stagioni prima: sei studenti- pusher
videoripresi e fermati. Anche stavolta le telecamere sono servite e tra
le tante accuse che gli studenti ribelli, l’ala che ha occupato la
scuola lo scorso novembre calandosi i caschi sulla testa, riversano
sulla preside Irene Baldriga c’è anche quella di aver collaborato con le
forze dell’ordine: «Ha consentito che i carabinieri spostassero le
telecamere sulla scena dello spaccio».
Sono stati alcuni genitori a
firmare le nuove denunce, ispirati da figli stufi del traffico di
stupefacenti. Altri padri e madri, perché al Virgilio il dissidio è su
tutti i piani, intergenerazionale, hanno invece accusato la specialista
di storia dell’arte che da tre anni guida la scuola “rossa” di aver
osato profanare l’istituzione consentendo alle guardie di entrare e
arrestare. «E che doveva fare, fermarle al portone?», la difende la prof
Giarletta. «Se uno spaccia va arrestato, mica si possono lavare i panni
in casa come si fa dalle mie parti?». Castellammare, Angri, Pagani,
appunto. «Uno dei problemi del Virgilio è che qualche figlio di papà
contesta immaginando impunità alle sue azioni. Il concetto di
responsabilità è molto vago, qui».
La preside Baldriga si dice
provata da questi giorni di furore. «La maggioranza degli studenti e dei
docenti sta con me, a scuola mi confronto con tutti», assicura. «Non ho
mai voluto reprimere l’anima dinamica del Virgilio. Basta venire a
vedere la ricreazione, da noi: in cortile si gioca a pallone. In altre
scuole non si fa, qui siamo flessibili perché conosciamo la storia
dell’istituto. Questo, però, non può significare che al Virgilio ogni
regola è bandita». Aggiunge il dirigente scolastico: «Il consumo
abituale di droga tra i giovani è diventata un’emergenza sociale e la
sua presenza negli istituti è una deriva che ne alimenta la diffusione. È
un fenomeno familiare, ormai, quotidiano, a portata di mano. La
disponibilità delle sostanze si intensifica in alcuni ambienti
dell’antagonismo politico e i nostri ragazzi, confusi, abbinano la
disponibilità di droga a una sensazione di libertà di pensiero e di
conflitto liberatorio. L’aver consentito per molti anni una tolleranza
rispetto a fenomeni di illegalità come le occupazioni ha nutrito la
convinzione che le scuole fossero spazi franchi».
Raccontano che
Luca, il diciannovenne che nove giorni fa ha venduto il tocco di hashish
a un minorenne, sia pentito: «Ho sbagliato », ha detto agli amici.
Andrà a fare la maturità all’Hegel, paritaria dell’Aurelio. Così come
lascerà il liceo anzitempo Jacopo, l’agitatore instancabile che ispira
interrogazioni a Sinistra italiana e report antipreside al centro
sociale Degage. «Da tre anni la Baldriga vince e risolve i problemi di
sovraffollamento bocciando a raffica», attacca. «O si fa quello che dice
lei o si viene espulsi. Ha persino invitato Scientology a tenere un
corso anti-droga». Sofia, sei anni qui compreso quello ripetuto in
terza, chiude: «Quel martedì volevamo parlare con la preside, come al
solito non ci siamo riusciti. Ci ha tolto l’aula autogestita e tutto
quello che racconta agli Open day durante l’anno, poi, non si vede. Mi
ero iscritta all’Internazionale convinta che avrei realizzato esperienze
all’estero tutti gli anni. Ho fatto una settimana in tutto».