Repubblica 2.3.16
“Profughi, l’Ue non ricatti la Polonia”
Il ministro degli Esteri Waszcykowski: “Non possono tagliarci i fondi, l’invasione va fermata”
di Andrea Tarquini
BERLINO.
«Sbaglia chi condiziona gli aiuti europei alle nostre scelte sui
migranti. E quanto a Walesa le rivelazioni sulla sua collaborazione con
l’ex polizia lo mettono in ben altra luce. A parlare è il ministro degli
Esteri polacco Witold Waszcykowski, che difende la linea dura del suo
paese sui profughi.
Ministro Waszcykowski, Renzi e altri leader europei vi accusano di mancanza di solidarietà, che ne dice?
«Sulla
crisi migratoria è importantissima l’azione comune per risolvere il
problema alla radice: fine dei conflitti in Siria e Iraq e
stabilizzazione in Libia e Corno d’Africa. In questo siamo partner
solidali della Ue. Da dicembre ricollochiamo profughi da Grecia e
Italia. E avviamo programmi umanitari con Germania o gruppo di Visegrad.
Ma ricordatevi che per noi è importante anche la situazione nell’Est
del continente. Dal 2014, quasi un milione di ucraini ha trovato una
vita dignitosa in Polonia. Trovo ingiusto accusarci di mancanza di
solidarietà».
Parte della crescita polacca è merito dei fondi Ue.
Il premier Renzi ha proposto di tagliare i fondi a quei paesi che non
sono solidali sui migranti. Che pensa?
«I fondi Ue non dovrebbero
essere oggetto di ricatto nel dialogo sui migranti. Ogni minaccia di
sospenderli è legalmente, storicamente e politicamente fuori posto. La
solidarietà riguarda tutti gli aspetti dell’appartenenza alla Ue. Il
sostegno alla Polonia con i fondi fu oggetto dei negoziati sulla nostra
adesione. Confido in un dibattito costruttivo, anche sui migranti, e nel
reciproco rispetto dei valori».
Ma le sembra giusto che solo
pochi paesi nell’Ue (tra cui Italia, Grecia e Germania) su 28 si
assumano da soli il fardello dei migranti?
«Da sempre la Polonia
ha accolto chi fugge da pericoli o guerre. Ma non siamo in grado di
accogliere un maggior numero di migranti economici. Per ogni paese la
priorità è anche la sicurezza dei propri cittadini. Concentriamoci su
soluzioni che disinneschino la crisi migratoria, sul rafforzamento del
controllo ai confini esterni. Non vuol dire mettere in discussione il
principio di solidarietà. Meccanismi permanenti di ripartizione non
risolvono il problema dell’immigrazione, non ne affrontano le cause
reali. Approfondirebbero la crisi: creeranno nuove ondate di migranti».
L’ex
presidente Walesa è accusato dal suo governo di aver collaborato con i
vecchi servizi del regime comunista, volete riscrivere la Storia?
«I
materiali sulla sua collaborazione possono gettare una nuova luce sulla
nostra storia. Esperti e storici potranno analizzare i documenti. Ma
sottolineo che quando Walesa fu capo dello Stato assistemmo a numerose
frenate del processo di trasformazione politica e di
decomunistizzazione. E a iniziative sorprendenti in politica estera.
Molti si chiedono se ciò non fosse motivato dalla sua collaborazione con
il regime».