Repubblica 29.3.16
Trivelle, Pd sempre più diviso Bersani tentato dal “no”
Il
leader della minoranza: “Andrò a votare ma non dico per chi” Sul sito
dem un video che si schiera con chi lavora sulle piattaforme
GIOVANNA CASADIO
ROMA.
«Al
referendum del 17 aprile vado a votare, ma per ora non dico se voto No o
Sì». Pierluigi Bersani scende in campo sulle trivelle dopo Romano
Prodi, che ha annunciato il suo No. Da oggi inizia il conto alla
rovescia per il referendum che hanno voluto nove Regioni, Puglia in
testa, e che il governo invita a boicottare. C’è da scegliere se le 21
piattaforme in mare, al largo ma entro le 12 miglia dalle nostre coste,
possono continuare a tempo indeterminato a estrarre petrolio e gas
metano finché ce n’è, oppure alla scadenza delle concessioni devono
chiudere i battenti. Nel primo caso si vota No (all’abrogazione di un
codicillo di legge), nel secondo Sì. Non si tratta quindi di decidere se
abolire i trivellamenti, ma di stabilire quando devono finire.
La
battaglia referendaria comincia a scaldarsi. Da oggi partono i
dibattiti in Rai. Il Pd ha appena postato sul suo sito uno spot
istituzionale che punta all’astensione dando parola ai tecnici e alle
maestranze delle piattaforme che denunciano il rischio della perdita di
posti di lavoro. Il Sì cerca di coinvolgere la Rete e si affida su
Youtube, reclutando anche Totò con una parodia dal titolo ‘A Trivella.
Ma è la politica a essere lacerata sulle trivelle. Bersani, ex
segretario del Pd ed ex ministro dell’Industria, si è sfogato in una
riunione della sinistra dem: «Con un governo dell’Ulivo non si sarebbe
mai arrivati a uno scontro tra Regioni, 7 delle quali a guida Pd, e il
governo su una questione strategica come le politiche energetica». Se
perciò Bersani è contro la linea dell’astensione, difficilmente si farà
sedurre dal fronte del Sì, più tentato dal No proprio per quella
«certezza da dare a chi investe negli impianti di estrazione» e
necessità di fonti di energia per lo sviluppo. La sinistra dem però è
per il Sì e critica aspramente l’astensionismo imposto da Renzi. Per il
Sì è Gianni Cuperlo, anche se per ora si limita a sottolineare che andrà
a votare. Per il Sì Roberto Speranza e Miguel Gotor. Battaglia dura per
il Sì sta facendo Grillo e il M5S. Sinistra italiana aveva presentato
una legge per accorpare amministrative e referendum. «Invece il Pd ha
preferito sprecare 350 milioni pur di far fallire il quorum», attacca
D’Attorre. Il vice segretario dem, Guerini non vuole sentire
«strumentalizzazioni. Non potevano che proporre la linea dell’astensione
sul referendum contro un provvedimento del governo e poi c’è il tema
dell’energia e di favorire chi vuole fare investimenti in Italia».
Nel
centrodestra liberi tutti. Forza Italia dà libertà di coscienza con il
risultato che Paolo Romani non va a votare («sono un industrialista ») e
Michela Brambilla dirà Sì. Matteo Salvini ha portato la Lega sulle
posizioni del Sì. Alfano deve ancora decidere ma il ministro Galletti è
per il No. Nelle stesse Regioni promotrici ci sono malumori. A parte il
“governatore” Emiliano (paladino del Si), in Basilicata distinguo tra il
presidente dem del consiglio regionale Piero Lacorazza e il governatore
dem, Michele Pittella.