martedì 29 marzo 2016

Repubblica 29.3.16
“Sì a tortura e nucleare basta petrolio dai sauditi” Il mondo alla rovescia del candidato Trump
Il favorito per la nomination repubblicana parla al New York Times: meno restrizioni sull’uso della tortura e politiche più dure anche nei confronti degli alleati
di Maggie Haberman David E. Sanger

In quali casi invierebbe truppe americane all’estero? Ha detto che non le farebbe intervenire contro l’Is, perché tocca ai paesi confinanti, ma ha anche detto che proteggerebbe i Balcani come ci impongono gli accordi Nato. In quali circostanze metterebbe a rischio vite americane?
«La priorità è proteggere il nostro paese e lo sarà sempre. Poi intervenire o meno dipende dal paese, dalla regione, da come si sono comportati nei nostri confronti. Proteggiamo anche dei paesi che non si sono dimostrati amici...».
Ha accennato ai suoi piani per sconfiggere lo Stato Islamico. Sarebbe disposto a non acquistare più petrolio dai sauditi nel caso che questi si rifiutassero di intervenire sul terreno contro l’Is?
«Probabilmente sì: perché non siamo ripagati per la protezione che forniamo. I sauditi hanno risorse economiche fenomenali. Ma noi spendiamo cifre pazzesche per proteggere certi paesi. Eppure senza di noi l’Arabia Saudita non esisterebbe a lungo. Sarebbe un catastrofico fallimento senza la nostra protezione ».
Torniamo alla sua strategia contro l’Is. Il segretario di Stato John Kerry cerca un accordo politico tra il presidente siriano Assad e le forze ribelli, con una eventuale uscita di scena di Assad. A quel punto si spera che tutte le forze in campo, comprese Russia e Iran si uniscano contro l’Is. Lei farebbe diversamente?
«Penso che combattere Assad e l’Is contemporaneamente sia stato folle. Loro combattono l’uno contro l’altro e noi li combattiamo entrambi. Secondo me l’Is è un problema più grande di Assad per noi, l’ho sempre pensato. Non dico che Assad sia una brava persona, perché non lo è, ma il problema vero non è Assad, è l’Is».
Il suo è un approccio, se non isolazionista, quanto meno diffidente nei confronti di molti paesi stranieri, sia avversari che alleati. La sensazione che si ha ascoltando le sue parole è che Lei creda che abbiano approfittato di noi per molto tempo: America First, l’America ha la precedenza. È questa la sua idea?
«Non sono un isolazionista ma sì, mi ritrovo nello slogan America First. Ci hanno mancato di rispetto, ci hanno preso in giro, ci hanno fregato per tanti anni. Noi eravamo grandi e grossi, ma mal indirizzati: eravamo quelli grandi grossi e stupidi e così tutti si sono approfittati di noi. Dalla Cina al Giappone, dalla Corea del Sud al Medio Oriente: abbiamo protetto l’Arabia Saudita senza adeguata ricompensa: quelli incassavano un miliardo di dollari al giorno prima che calasse il prezzo del greggio. Una assurdità. Saremo in buoni rapporti con tutti ma nessuno si approfitterà più di noi».
Lei ha detto che la Nato è inutile, inconcludente: è l’istituzione adatta a contrastare il terrorismo o ne serve una nuova?
«Innanzitutto la Nato è un problema perché spendiamo troppo: non è giusto. La quota che paghiamo è sproporzionata rispetto ai vantaggi che ne traiamo. La metto in termini economici anche su queste questioni militari perché è così, perché non abbiamo più soldi. La Nato un tempo era eccellente, oggi va cambiata. Deve includere la lotta al terrorismo».
( Copyright New York Times News Service. Traduzione di Emilia Benghi)