martedì 29 marzo 2016

Repubblica 29.3.16
Fidel contro Obama: “Non voglio regali”
OMERO CIAI
CUBA. IN UN ARTICOLO SUL GRANMA IL LÍDER MÁXIMO BOCCIA IL DISGELO CON GLI USA E LA LINEA DEL FRATELLO RAÚL
Regalando alle colonne del Granma,organo del partito comunista cubano, le sue riflessioni sulla visita di Obama a Cuba, Fidel Castro è passato ufficialmente all’opposizione. Che il vecchio líder máximo — novant’anni il prossimo 13 agosto — non fosse troppo convinto dell’avvio di un processo di riconciliazione con gli Stati Uniti, promosso da suo fratello Raúl e dal presidente americano, si era capito da molti segnali. Alla metà di agosto dell’anno scorso, mentre John Kerry arrivava all’Avana per partecipare alla cerimonia di riapertura dell’ambasciata americana dopo oltre mezzo secolo, Fidel se ne disinteressava festeggiando il suo compleanno numero 89 insieme a Evo Morales e a Nicolas Maduro, i due ultimi esponenti del “socialismo bolivariano” latinoamericano. Un indizio chiarissimo del suo disaccordo.
Ma questa volta è andato molto più in là. Nell’articolo, intitolato “Fratello Obama”, Fidel Castro rifiuta la mano tesa di Barack e scrive: «Non abbiamo bisogno di nessun regalo dall’Impero». E, dopo aver ricordato l’embargo ancora in vigore, la lunga serie di attacchi americani contro Cuba, il terrorismo dei “gusanos” di Miami (fra cui l’attentato contro un aereo cubano nel 1976 dove persero la vita 73 persone), conclude rivolto agli attuali dirigenti dell’isola: «Nessuno si faccia illusioni, il popolo di questo nobile paese non rinuncerà alla gloria e ai diritti, né alla ricchezza spirituale che ha conquistato nello sviluppo dell’istruzione, della scienza e della cultura».
Decifrare le guerre interne alla ristrettissima élite politica cubana non è facile, e fino ad ora si credeva che tra Fidel e Raúl ci fosse comunque un patto non scritto, secondo il quale la riconciliazione con Washington era un cammino inevitabile per rompere l’isolamento. E cercare una strada che coniugasse la sopravvivenza del regime socialista con l’apertura al mercato. Evidentemente non è così. Fidel s’avvia a diventare l’ultimo vero dissidente rispetto alla svolta di Raúl. Fra poco più di due settimane si aprirà il Congresso del partito comunista cubano. Un’assise importante nella quale, a porte chiuse, si dovrà soprattutto discutere di chi prenderà il potere dopo Raúl che ha promesso di lasciare all’inizio del 2018.