mercoledì 23 marzo 2016

Repubblica 23.3.16
Il discorso.
“Questo viaggio facciamolo insieme. Sí, se puede”
di Barack Obama

CULTIVO una Rosa blanca.
Nella sua poesia più famosa José Martí porgeva questa offerta di amicizia e di pace sia all’amico che al nemico. Oggi, da presidente degli Stati Uniti, porgo al popolo cubano el saludo de paz.
L’Avana è solo a 140 chilometri dalla Florida ma per arrivarci abbiamo dovuto coprire una grande distanza — superare barriere storiche e ideologiche, barriere di dolore e separazione. Sono venuto qui per seppellire gli ultimi resti della Guerra Fredda nelle Americhe. Sono venuto qui per tendere la mano amica al popolo cubano.
Sia chiaro. Le differenze tra i nostri governi sono reali e importanti. Ma prima di parlarne dobbiamo anche riconoscere quanto abbiamo in comune. Perché sotto molti aspetti Gli Stati Uniti e Cuba sono come due fratelli separati per molti anni, anche se dello stesso sangue.
Viviamo entrambi in un mondo nuovo, colonizzato dagli europei. Cuba, al pari degli Stati Uniti, fu costruita in parte da schiavi portati dall’Africa. Come gli Stati Uniti il popolo cubano può far risalire le proprie origini sia a schiavi che a schiavisti. Entrambi abbiamo accolto immigrati venuti da lontano per cominciare una vita nuova nelle Americhe.
Negli anni le nostre culture si sono mescolate. Proprio Martí scrisse alcuni dei suoi versi più famosi a New York, mentre Hemingway era di casa a Cuba e trasse ispirazione dalle acque di queste coste. E si dice che Mohamed Ali abbia reso onore al cubano contro cui non poté mai battersi, il grande Teofilo Stevenson, sostenendo che contro di lui avrebbe potuto aspirare solo a un pareggio.
Nonostante tutte le differenze, i cubani e gli americani condividono valori comuni di vita. Il patriottismo e l’orgoglio. Uun grande orgoglio. L’amore profondo per la famiglia. L’amore per i figli, l’impegno a formarli. Ecco perché sono convinto che i nostri nipoti in futuro considereranno questo periodo di isolamento un’aberrazione, nulla più che un capitolo di una storia ben più lunga di familiarità e di amicizia.
E oggi voglio farvi partecipi della mia visione del nostro possibile futuro. Non posso costringervi ad aderirvi, ma è bene che sappiate cosa penso. Credo che tutti gli individui debbano essere uguali di fronte alla legge. Ogni bambino merita la dignità che deriva dall’istruzione, dall’assistenza sanitaria, da un tetto sulla testa. Credo che i cittadini debbano essere liberi di esprimere la propria opinione senza paura, di criticare il loro governo, di protestare pacificamente, senza essere incarcerati arbitrariamente. Credo che ciascuno debba essere libero di praticare la propria fede in pace e in pubblico. E credo fermamente che i cittadini debbano essere liberi di scegliere chi li governa in elezioni libere.
Ci sono ancora delle dure battaglie da combattere. La democrazia non è sempre un processo gradevole. Spesso è frustrante. Ve lo dimostra l’elezione in corso da noi. Ma gli ideali che sono alla base di tutte le rivoluzioni — la rivoluzione americana, la rivoluzione cubana, i movimenti di liberazione in tutto il mondo — trovano la loro più vera espressione nella democrazia. Non perché la democrazia americana è perfetta, ma proprio perché noi non lo siamo. E noi — come tutti i paesi — abbiamo bisogno dello spazio che la democrazia ci dona per cambiare. La democrazia dona agli individui la capacità di pensare in modo nuovo, di reimmaginare come dovrebbe essere la nostra società, migliorandola.
Presidente Castro, la mia visita non rappresenta una minaccia degli Stati Uniti. E dato il suo impegno per la sovranità e l’autodeterminazione di Cuba, sono anche fiducioso che non debba temere le diverse voci dei cubani — né la loro capacità di parlare e di riunirsi, di votare per i loro leader. In realtà, sono ottimista per il futuro, perché confido nel fatto che i cubani prendano le decisioni giuste.
Come nazioni abbiamo fatto parte di blocchi diversi nell’emisfero e continueremo ad avere profonde differenze nel modo di promuovere la pace, la sicurezza, le opportunità e i diritti umani. Ma la normalizzazione dei rapporti tra i nostri paesi può contribuire a creare un maggior senso di unità nelle Americhe.
Todos somos Americanos.
Fin dall’inizio del mio mandato ho esortato i cittadini delle Americhe a lasciarsi alle spalle le battaglie ideologiche del passato. Siamo in una nuova era. So che molti dei temi che ho toccato non hanno l’enfasi del passato. E so che nell’identità cubana è insito l’orgoglio di essere una piccola nazione insulare, che ha saputo difendere i suoi diritti e far tremare il mondo. Ma so anche che Cuba si distinguerà sempre grazie al talento, all’operosità e all’orgoglio dei cubani. Questa è la vostra forza. Sono ottimista per il futuro grazie alla riconciliazione in corso tra i cubani.
A volte i cambiamenti più importanti iniziano nel piccolo. I corsi della storia possono lasciarsi dietro conflitti, esilio e povertà. Ci vuol tempo perché le cose cambino. Ma il riconoscersi parte di una comune umanità, il riconciliarsi tra persone unite dal sangue e dalla fiducia reciproca: è da lì che si parte. Comprensione, ascolto e perdono.
La storia degli Stati Uniti e di Cuba serba rivoluzione e conflitto; lotta e sacrificio; castigo e, ora, riconciliazione. Oramai è tempo per noi di lasciarci il passato alle spalle. È tempo per noi di guardare assieme al futuro: un futuro de esperanza. E non sarà facile, ci saranno battute di arresto. Ci vorrà tempo. Ma la mia visita a Cuba rinnova la mia speranza e la mia fiducia in quelle che saranno le azioni del popolo cubano. Possiamo fare questo viaggio da amici, da vicini, come una famiglia. Insieme. Sí, se puede. Muchas gracias. Pubblichiamo stralci del discorso pronunciato ieri da Obama al Gran Teatro dell’Avana, a Cuba Traduzione di Emilia Benghi