martedì 22 marzo 2016

Repubblica 22.3.16
Guadagna 700 mila euro ne paga 200 d’affitto per una casa al Colosseo
Il canone di un facoltoso avvocato romano è stato scoperto dalla task force del commissario Tronca: “Vogliamo fare pulizia”
di Giovanna Vitale

ROMA. C’è il facoltoso avvocato che, nonostante guadagni la bellezza di 700mila euro l’anno, vive indisturbato in 95 metri quadri a due passi dal Colosseo pagando appena 220 euro al mese. «Un canone paradossale, ridicolo, patetico», persino il commissario Francesco Paolo Tronca fatica a individuare l’aggettivo giusto per raccontare le dimensioni di uno scandalo, l’Affittopoli romana, che da decenni divora risorse pubbliche, drena investimenti, fa strame d’ogni regola. Come il rinomato ristoratore di Trastevere, che fattura più d’un milione, ma per il suo ampio locale versa all’amministrazione 380 euro scarsi. Oppure il pensionato che guarda dritto in faccia l’Anfiteatro Flavio per 300 euro, che tuttavia non deve avere mai sborsato: 78mila euro gli arretrati accumulati sino a oggi, pari a circa 22 anni di affitti ignorati. E non è neanche il più moroso: c’è chi ne deve restituire addirittura 200mila. Un record.
A ogni modo, fossero solo questi casi, si potrebbe tutto sommato sostenere che il patrimonio disponibile del Comune — quello cioè deputato a produrre reddito — sia stato per anni gestito bene. Senonché la task force guidata dal prefetto che governa il Campidoglio ha scoperto che nel centro storico di Roma l’85 per cento degli abitanti e dei commercianti nei 289 immobili destinati sulla carta a locazioni di mercato, non solo spende poco, ma nemmeno paga. Vive cioè gratis a spese di tutti. Gente spesso abusiva, titolare di contratti intestati a persone residenti altrove o addirittura morte: in prevalenza stipulati tra il 1985 e il ‘90. Inquilini per cui «il pagamento del canone è sempre stato un optional, anziché un dovere». Determinando 4,5 milioni di mancati introiti per l’amministrazione. Che salgono a 10 considerando l’intero patrimonio pubblico, inclusi perciò gli alloggi popolari, disseminato nel cuore antico della capitale. Ma non solo lì. La morosità storica complessiva sull’intero territorio cittadino supera infatti i 350 milioni di euro.
Dall’indagine avviata dal commissario Tronca incrociando le varie banche dati — di Comune, Agenzia delle entrate e Catasto, che finora non si erano mai “parlate” — è venuto fuori di tutto. E ovunque. Immobili fantasma, ovvero regolarmente abitati ma sempre sfuggiti all’anagrafe capitolina: come i 218 metri quadri accanto al Policlinico Umberto I, affittati a un nullatenente. Ancora: occupazioni senza titolo; subentri di fatto; contratti ereditati da parenti deceduti. Una sola la costante, i prezzi stracciati: 1,81 euro per una casa a due passi dalla stazione Termini, 4,17 euro nella prestigiosa piazza Mazzini, poco più di 5 euro vicino Campo de Fiori.
Ma sarebbe un errore addossare la colpa soltanto ai furbetti: nel 2015 il Campidoglio ha infatti chiesto canoni per 50 milioni, riscuotendone appena 25, giusto la metà. Facendo emergere responsabilità diffuse anche fra i funzionari comunali. Tant’è che ora il dossier verrà spedito alla Corte dei Conti, non solo in Procura. «Abbiamo scoperto l’acqua calda? Possibile», conclude caustico Tronca. «Però quando si ha in mano l’acqua calda, si prende e si fa pulizia, lavando tutte le incrostazioni che rendono inefficace l’attività amministrativa»
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IL PREFETTO
Francesco Paolo Tronca, commissario straordinario al Comune di Roma, ha varato una task force che ha fatto esplodere il caso Affittopoli nella capitale