Repubblica 21.3.16
“Nella tomba di Tutankhamon l’ultima caccia a Nefertiti”
Albert Zink sulle tracce della misteriosa regina d’Egitto: “Forse sepolta vicino al faraone bambino”
intervista di Elena Dusi
«PER
sapere se siamo vicini alla scoperta di Nefertiti manca qualche giorno.
Le nuove stanze notate accanto alla tomba di Tutankhamon vanno
esplorate con cautela. Dobbiamo stare attenti a non infastidirle».
Albert Zink parla delle mummie come fossero persone amiche.
L’antropologo e paleopatologo tedesco oggi è diventato il “padrino” di
Ötzi: a Bolzano dirige l’Istituto per le mummie e l’Ice-man che si
occupa dell’uomo di Similaun, scoperto nel ‘91 tra i ghiacci delle Alpi.
«Ma da oltre vent’anni – racconta – con i miei colleghi tedeschi
veniamo chiamati ad analizzare le mummie dell’Antico Egitto». Alpi,
Egitto, Sicilia e America Latina. E ancora, Tutankhamon, Lenin, Evita
Perón e Rosalia, “la bella addormentata di Palermo”. Sono molte, e
originarie di molti luoghi, le mummie con cui Zink ha stretto amicizia.
Le sue scoperte sono nel libro appena uscito: “Ötzi, Tutankhamon, Evita
Perón: Cosa ci rivelano le mummie” (Il Mulino). Abitudini alimentari,
condizioni socio-economiche, malattie : sono tante le parole che le
mummie sanno sussurrare, se ascoltate da un orecchio esperto.
Di cosa si sta occupando adesso?
«Sono
a Luxor per esplorare alcune tombe del Nuovo Regno, vicino alle Tombe
dei re. Qui è stata annunciata la scoperta di due nuovi locali accanto
al sepolcro di Tutankhamon, e il sogno di tutti è scoprirci dentro la
regina Nefertiti. Ma bisogna essere cauti. Anche un piccolo buco per
sbirciare dentro potrebbe rovinare le pareti. Le mummie no, loro sono al
sicuro».
Si sospetta da tempo che la tomba di Tutankhamon nasconda nuovi segreti. Quali sono gli indizi?
«È
una tomba effettivamente strana. È troppo piccola per appartenere a un
re e sembra strutturata come la sepoltura di una donna. L’ipotesi è che
Tutankhamon sia morto all’improvviso a 18-20 anni e che a lui sia stata
destinata la tomba costruita per Nefertiti. Anche l’imbalsamazione è
avvenuta in due fasi, contrariamente a ogni regola. Può darsi che il
faraone sia morto lontano dalla città e si sia deciso di intervenire in
due tempi, visto che le operazioni di mummificazioni devono iniziare
subito, quando il corpo è ancora intatto».
Se trovassimo una mummia nelle nuove stanze, come faremmo a sapere se è Nefertiti?
«Con
Tutankhamon abbiamo usato il Dna e abbiamo scoperto tra l’altro che i
suoi genitori erano fratello e sorella e che Nefertiti non era sua
madre. Lei viene sempre descritta come madre di sei figlie. E le analisi
genetiche confermano che la madre di Tutankhamon è un’altra delle mogli
del faraone Akhenaton. Lui sì, il padre di Tutankhamon».
E avete scoperto chi è la madre del faraone bambino?
«Sì, è una mummia ritrovata sempre nella Valle dei Re a Luxor, ma in una tomba differente».
Come si chiama?
«Questo
purtroppo il Dna non può dircelo, e non abbiamo trovato iscrizioni che
ce lo documentino. Sappiamo solo che le analisi genetiche la descrivono
come la madre di Tutankhamon. Questa è una scoperta che abbiamo fatto
con i nostri colleghi egiziani e sotto la direzione di Zahi Hawass,
allestendo un laboratorio di genetica in una sala del museo del Cairo.
Sono stati prelevati con moltissima cura dei campioni dal tessuto delle
ossa lunghe della mummia, facendo attenzione che restassero sterili».
Di
Nefertiti si sa che era bellissima, come ci testimonia il suo famoso
busto del XIV secolo a.C. Ma se non era la madre del faraone dalla
maschera d’oro, perché tanta ansia di ritrovarla?
«Era una regina
importantissima, la moglie di Akhenaton, il faraone della cosiddetta
riforma religiosa egiziana. Akhenaton e Nefertiti si erano probabilmente
sposati in una città diversa, poi si erano trasferiti a Luxor solo in
un secondo momento».
Oggi a Luxor di cosa si sta occupando esattamente?
«Di
alcune mummie del Nuovo Regno. Sono state quasi tutte distrutte dai
ladri, che le hanno spogliate di amuleti e gioielli. Non abbiamo
l’attrezzatura per svolgere analisi genetiche, qui a Luxor. Ma sappiamo
dire se erano maschi o femmine e se erano morti per qualche malattia
particolare».
IL LIBRO “Ötzi, Tutankhamon, Evita Perón” (Il
Mulino) è il libro di Albert Zink sulle mummie del ghiaccio, delle
cripte e delle catacombe arrivate fino a noi