Repubblica 1.3.16
Tutto è partito dall’inchiesta giornalistica
che ha ispirato il film premiato con l’Oscar: centinaia di episodi di
violenze con oltre 250 sacerdoti coinvolti
Boston, effetto “Spotlight” indennizzi per 4 miliardi l’arcidiocesi è al collasso
di Federico Rampini
UNA
vera svolta, dopo l’inchiesta nulla sarà più come prima. Oppure: un
disastro economico da 4 miliardi di dollari, ma non sufficiente a
estirpare gli abusi sessuali. L’impatto del reportage investigativo
realizzato dal Boston Globe, e raccontato nel film “Spotlight”, sulla
chiesa cattolica americana c’è stato certamente. Su quale sia stato
l’effetto “Spotlight”, però, esistono due versioni diametralmente
opposte. I vertici della chiesa Usa sostengono di aver voltato pagina,
di avere preso misure drastiche per prevenire ogni abuso contro i
minori. Alcune associazioni di vittime parlano invece di «riforme di
facciata, operazioni di relazioni pubbliche».
Nessuno minimizza il
ruolo dell’inchiesta del Boston Globe, né del film che l’ha ricostruita
meritandosi l’Oscar. Le stesse autorità ecclesiali all’uscita del film
nelle sale americane lo trattarono con molto rispetto, limitandosi a
precisare che la vicenda risale a 15 anni fa e da allora tutto è
cambiato. «Gli spettatori non devono pensare che Spotlight descriva la
situazione attuale» fu il commento del sito The Catholic Free Press.
Sul
film intervenne per la chiesa Francesco Cesareo: storico del
Rinascimento e della Riforma, preside dell’università agostiniana
Assumption College, l’italo-americano Cesareo è stato nominato
presidente del National Review Board, un organo consultivo della
conferenza episcopale Usa creato nel 2002 proprio per reagire allo
scandalo di pedofilia rivelato dal Boston Globe. Nel commentare
“Spotlight”, Cesareo ha scritto: «Al di là degli indennizzi alle
vittime, dopo le rivelazioni del Boston Globe abbiamo adottato misure
così onnicomprensive per proteggere i minori, che siamo diventati un
modello per altre organizzazioni che si occupano di giovani”.
Il
programma “Safe Environment Training” – addestramento per un ambiente
sicuro – fu lanciato nel giugno 2002. Secondo il National Review Board
il 98% degli adulti (quasi due milioni) che lavorano nelle parrocchie e
nelle scuole cattoliche hanno seguito questi corsi speciali, e il 93%
dei minori (4,4 milioni) sono stati addestrati su come proteggersi dagli
abusi, o denunciare gli incidenti. Il riferimento di Cesareo al ruolo
che la chiesa cattolica oggi può svolgere rispetto ad “altri”, è
un’allusione agli scandali di pedofilìa che hanno colpito i boy-scout ed
alcune comunità ebraiche.
Il portavoce dell’arci-diocesi di
Boston, Terry Donilon, è ancora più categorico. Interpellato di recente
dal Boston Globe, ha dichiarato che nella chiesa di Boston oggi ci sono
«zero abusi».
Di certo l’inchiesta del giornale ha provocato
conseguenze enormi. Le prime rivelazioni del Boston Globe spinsero tante
vittime a denunciare abusi che erano rimasti sotto silenzio, fino a
coinvolgere 250 sacerdoti nell’arcidiocesi. Altri giornali seguirono
l’esempio del Boston Globe. Le inchieste fecero emergere nuovi scandali
in cento città americane.
Intanto a Boston fu costretto a
dimettersi il cardinale Bernard Law, sostituito da Sean O’Malley. Lo
Stato del Massachussetts varò nuove leggi sull’obbligo di denuncia delle
molestie sessuali da parte dei superiori gerarchici. L’impatto
economico, valutato dal National Catholic Reporter, sarebbe di 4
miliardi di dollari a livello nazionale, per indennizzi e patteggiamenti
vari (spesso coperti da clausole di segretezza). A questo il Journal of
Public Economics ha aggiunto 2,36 miliardi di elemosine perdute
annualmente, per l’effetto di quelle rivelazioni sulla comunità dei
fedeli. Nella sola Boston la chiesa dovette vendere molte proprietà fra
cui la lussuosa residenza cardinalizia di Lake Street.
Ma gli
scandali non sono finiti. Dopo Boston i casi più gravi si sono scoperti a
Philadelphia nel 2011, poi a Kansas City e a Saint Paul-Minneapolis
l’anno scorso: cioè poco prima che arrivasse negli Stati Uniti papa
Francesco.
Perfino sull’arcidiocesi di Boston il giudizio è
negativo secondo David Clohessy, direttore dell’associazione di vittime
Survivors Network of those Abused by Priests (Snap). Al Boston Globe,
Clohessy ha detto: «Con l’arrivo del cardinale O’Malley sono cambiate
procedure e protocolli, ma si è trattato di un’operazione di relazioni
pubbliche». Da 15 anni, ogni domenica gruppi di vittime continuano la
loro silenziosa protesta all’ingresso della messa, davanti alla
Cattedrale di Santa Croce nel centro di Boston.