martedì 1 marzo 2016

Repubblica 1.3.16
Tutto è partito dall’inchiesta giornalistica che ha ispirato il film premiato con l’Oscar: centinaia di episodi di violenze con oltre 250 sacerdoti coinvolti
Boston, effetto “Spotlight” indennizzi per 4 miliardi l’arcidiocesi è al collasso
di Federico Rampini

UNA vera svolta, dopo l’inchiesta nulla sarà più come prima. Oppure: un disastro economico da 4 miliardi di dollari, ma non sufficiente a estirpare gli abusi sessuali. L’impatto del reportage investigativo realizzato dal Boston Globe, e raccontato nel film “Spotlight”, sulla chiesa cattolica americana c’è stato certamente. Su quale sia stato l’effetto “Spotlight”, però, esistono due versioni diametralmente opposte. I vertici della chiesa Usa sostengono di aver voltato pagina, di avere preso misure drastiche per prevenire ogni abuso contro i minori. Alcune associazioni di vittime parlano invece di «riforme di facciata, operazioni di relazioni pubbliche».
Nessuno minimizza il ruolo dell’inchiesta del Boston Globe, né del film che l’ha ricostruita meritandosi l’Oscar. Le stesse autorità ecclesiali all’uscita del film nelle sale americane lo trattarono con molto rispetto, limitandosi a precisare che la vicenda risale a 15 anni fa e da allora tutto è cambiato. «Gli spettatori non devono pensare che Spotlight descriva la situazione attuale» fu il commento del sito The Catholic Free Press.
Sul film intervenne per la chiesa Francesco Cesareo: storico del Rinascimento e della Riforma, preside dell’università agostiniana Assumption College, l’italo-americano Cesareo è stato nominato presidente del National Review Board, un organo consultivo della conferenza episcopale Usa creato nel 2002 proprio per reagire allo scandalo di pedofilia rivelato dal Boston Globe. Nel commentare “Spotlight”, Cesareo ha scritto: «Al di là degli indennizzi alle vittime, dopo le rivelazioni del Boston Globe abbiamo adottato misure così onnicomprensive per proteggere i minori, che siamo diventati un modello per altre organizzazioni che si occupano di giovani”.
Il programma “Safe Environment Training” – addestramento per un ambiente sicuro – fu lanciato nel giugno 2002. Secondo il National Review Board il 98% degli adulti (quasi due milioni) che lavorano nelle parrocchie e nelle scuole cattoliche hanno seguito questi corsi speciali, e il 93% dei minori (4,4 milioni) sono stati addestrati su come proteggersi dagli abusi, o denunciare gli incidenti. Il riferimento di Cesareo al ruolo che la chiesa cattolica oggi può svolgere rispetto ad “altri”, è un’allusione agli scandali di pedofilìa che hanno colpito i boy-scout ed alcune comunità ebraiche.
Il portavoce dell’arci-diocesi di Boston, Terry Donilon, è ancora più categorico. Interpellato di recente dal Boston Globe, ha dichiarato che nella chiesa di Boston oggi ci sono «zero abusi».
Di certo l’inchiesta del giornale ha provocato conseguenze enormi. Le prime rivelazioni del Boston Globe spinsero tante vittime a denunciare abusi che erano rimasti sotto silenzio, fino a coinvolgere 250 sacerdoti nell’arcidiocesi. Altri giornali seguirono l’esempio del Boston Globe. Le inchieste fecero emergere nuovi scandali in cento città americane.
Intanto a Boston fu costretto a dimettersi il cardinale Bernard Law, sostituito da Sean O’Malley. Lo Stato del Massachussetts varò nuove leggi sull’obbligo di denuncia delle molestie sessuali da parte dei superiori gerarchici. L’impatto economico, valutato dal National Catholic Reporter, sarebbe di 4 miliardi di dollari a livello nazionale, per indennizzi e patteggiamenti vari (spesso coperti da clausole di segretezza). A questo il Journal of Public Economics ha aggiunto 2,36 miliardi di elemosine perdute annualmente, per l’effetto di quelle rivelazioni sulla comunità dei fedeli. Nella sola Boston la chiesa dovette vendere molte proprietà fra cui la lussuosa residenza cardinalizia di Lake Street.
Ma gli scandali non sono finiti. Dopo Boston i casi più gravi si sono scoperti a Philadelphia nel 2011, poi a Kansas City e a Saint Paul-Minneapolis l’anno scorso: cioè poco prima che arrivasse negli Stati Uniti papa Francesco.
Perfino sull’arcidiocesi di Boston il giudizio è negativo secondo David Clohessy, direttore dell’associazione di vittime Survivors Network of those Abused by Priests (Snap). Al Boston Globe, Clohessy ha detto: «Con l’arrivo del cardinale O’Malley sono cambiate procedure e protocolli, ma si è trattato di un’operazione di relazioni pubbliche». Da 15 anni, ogni domenica gruppi di vittime continuano la loro silenziosa protesta all’ingresso della messa, davanti alla Cattedrale di Santa Croce nel centro di Boston.