martedì 1 marzo 2016

La Stampa 1.3.16
Il cardinal Pell alla fine ammette:
“Sui nostri preti ho sbagliato. Credevo a loro, non alle famiglie”
Audizione internazionale a Roma sui casi insabbiati in Australia
di Andrea Tornielli

Nell’affrontare i casi di pedofilia tra il clero «la Chiesa ha commesso errori tremendi»: si credeva sempre alla versione dei preti accusati di abusi e non a quella delle vittime e dei loro familiari. Il cardinale australiano George Pell, 74 anni, fisico da gigante, «ministro dell’Economia» della Santa Sede, dopo aver giurato sulla Bibbia di dire tutta la verità risponde con calma per quattro ore di fila alle domande puntuali di Gail Furness, la consulente dell’Australian Royal Commission che indaga sui casi dei bambini abusati da religiosi. L’avvocatessa, tailleur bianco e capelli biondi a caschetto, ha condotto in modo impeccabile l’interrogatorio a distanza. Lei a Sydney, lui presente in videoconferenza da una sala dell’hotel Quirinale di Roma, non potendo per ragioni di salute affrontare il viaggio transoceanico.
Quella della notte tra domenica e lunedì, conclusasi alle 2.30 di mattina, è stata la prima di quattro audizioni che proseguiranno per tutta la settimana. Il quadro che è emerso parla ancora una volta di preti pedofili che invece di essere fermati e processati, sono stati semplicemente spostati di parrocchia, potendo così continuare a compiere le loro immonde azioni. Mentre le vittime e i loro familiari sono state tenute lontane e non credute.
Il prefetto della Segreteria per l’economia non ha minimizzato, ammettendo la generale sottovalutazione delle curie nei decenni passati: «Non sono qui per difendere l’indifendibile, la Chiesa ha commesso errori enormi e sta lavorando per porvi rimedio», anche se la responsabilità «non è delle strutture della Chiesa, ma degli errori, sconvolgenti, delle persone coinvolte».
Durante la prima audizione le domande di Gail Furness sono state incentrate soprattutto sulla rete di conoscenze del cardinale negli anni Settanta: quali persone erano vicine a lui mentre era sacerdote e collaboratore del vescovo a Ballarat. Quanto ha eventualmente saputo degli abusi avvenuti e quando l’ha saputo; quali competenze aveva nei trasferimenti dei preti da una parrocchia all’altra. Si è parlato, tra l’altro, dei casi specifici di monsignor John Day e poi del caso più famoso di padre Gerald Ridsdale, pedofilo seriale riconosciuto colpevole di aver abusato 153 ragazzi, oggi rinchiuso in prigione. Sul primo, Pell ha detto di essere venuto a conoscenza delle accuse di abusi su minori ma anche di aver saputo che Day le aveva negate. Per quanto riguarda invece Ridsdale, con il quale ha abitato per qualche mese nella stessa residenza, Pell ha affermato di non aver mai saputo delle accuse contro di lui.
Il cardinale è stato molto duro con il vescovo emerito di Ballart, Ronald Austin Mulkearns, per come questi ha gestito di caso del prete pedofilo Ridsdale, definendo l’atteggiamento del prelato «una catastrofe per la Chiesa». Ma ha anche riconosciuto di aver commesso all’epoca l’errore di credere alla versione dei preti piuttosto che a quella delle vittime. «Devo dire - ha precisato Pell - che in quell’epoca, se un prete negava questo tipo di comportamenti, io ero fortemente incline ad credergli».
Un terzo caso specifico è quello degli abusi nelle scuole gestite dai Fratelli Cristiani a Ballarat. Il cardinale ha detto di non aver mai saputo il nome delle vittime né che vi fosse un alto numero di abusi o che gli atteggiamenti dell’insegnante Edward Dowlan, poi giudicato colpevole di abusi su venti ragazzini e condannato a sei anni di reclusione, fossero di pubblico dominio nella scuola. Il cardinale ha però ammesso di essere stato avvertito dai parrocchiani che uno dei Fratelli Cristiani, Leo Fitzgerald, nuotava nudo insieme agli alunni ed era solito baciare i bambini per salutarli.
Durante tutta l’audizione Pell è rimasto sempre calmo. E si è detto disponibile a incontrare le vittime giunte a Roma dall’Australia per assistere dal vivo alla sua deposizione. Ieri mattina il cardinale è stato anche ricevuto in udienza da Papa Francesco.