Repubblica 19.3.16
Le elezioni.
Il candidato pd sente il vento contro: “Rimotivare i delusi” Tentativo di dialogo con l’area Sel
Roma, allarme Giachetti “Così rischio la batosta” E cerca rinforzi a sinistra
di Giovanna Vitale
ROMA.
 «Ragazzi, qua si mette male ». Roberto Giachetti è preoccupato. Forse 
per la prima volta da quando, tre mesi fa, decise di accettare l’invito 
di Renzi a correre per il Campidoglio, ha realizzato che l’impresa è più
 complicata del previsto. Non che non ne fosse consapevole: la 
traumatica caduta della giunta Marino, la rottura dell’alleanza con Sel e
 i tormenti interni al Pd facevano già presagire che la strada sarebbe 
stata in salita. Ma la campagna on the road per le primarie e 
l’implosione del centrodestra gli avevano restituito la speranza di una 
rimonta possibile.
Fino agli ultimi, impietosi sondaggi: tutti 
concordi nel fotografare la grillina Virginia Raggi al ballottaggio e 
poi vincente contro qualunque candidato, con un tasso di astenuti e di 
incerti concentrato specialmente fra gli elettori del centrosinistra. 
«Dobbiamo trovare il modo di recuperare, di riconquistare il nostro 
popolo, altrimenti al secondo turno ci asfaltano», ha sussurrato ieri il
 vicepresidente della Camera al termine dell’ennesima giornata di 
passione. «So bene quanto sia difficile, che ci portiamo dietro anche il
 peso dei nostri errori», ha poi spiegato a Radio24, «ma ripeto: se 
questa storia va avanti c’è bisogno di una rottura totale con il 
passato, a cominciare dalle liste elettorali».
Un incubo, la fuga 
dalle urne, da cui Giachetti teme di svegliarsi sconfitto. Scenario così
 realistico da impensierire pure il Nazareno. Dove i dati romani sulla 
disaffezione al voto sono stati letti come un campanello d’allarme. 
Perché «se il caos nel centrodestra avvantaggia noi, coi quattro 
candidati che finiranno per neutralizzarsi a vicenda» — o, per dirla con
 Orfini, «noi pensiamo alla città, non ai giochetti di politica 
nazionale messi in atto dagli altri partiti» — la vera incognita è cosa 
accadrà al ballottaggio. Quando «ci sarà la corsa a far perdere il Pd». 
Tutti coalizzati, destra e sinistra, sulla candidata a 5 stelle. 
L’ultimo endorsement targato Giorgia Meloni: «Sono molto amica di 
Giachetti, però non riuscirei in nessun modo a sostenere il governo 
Renzi e i suoi rappresentanti », ha detto la leader di Fdi ad Agorà. 
«Tra lui e la Raggi voterei Raggi, anche se trovo molto deludente la 
storia del M5s». Parole che devono aver suscitato parecchio malumore se 
poco dopo l’ex ministro della Gioventù è stata costretta a twittare: 
«Escludo di non arrivare al ballottaggio, il problema non si pone».
Una
 questione da affrontare subito, dunque. Parola d’ordine: mobilitare gli
 elettori di centrosinistra delusi o tentati dall’astensione. Come? 
Innanzitutto facendo professione di ottimismo: «Sei mesi fa il Pd era 
dato per perso, con i sondaggi che dopo Mafia Capitale ci davano al 
16%», ha ribadito ieri il candidato sindaco. «Adesso tutti gli 
indicatori dicono che la partita è contendibile». Ovvero: «È tosta ma ce
 la giochiamo », riassume la renzianissima Lorenza Bonaccorsi. E poi 
cercando di aprire un canale con la sinistra che ha puntato su Stefano 
Fassina. Perché se il candidato ex pd resta ostile a ogni ipotesi di 
riconciliazione, c’è invece una parte di Sel — che a Roma governa con i 
democratici in Regione e nei municipi — per nulla rassegnata alla 
rottura dell’alleanza. Obiettivo di Giachetti: disarticolare quell’area,
 come a Milano e Bologna. In attesa di capire cosa farà l’ex sindaco 
Marino: scenderà in campo oppure no?
Due perciò le strategie 
pensate per strizzare l’occhio alla sinistra extra-Pd. Intanto una lista
 arancione con dentro movimenti, associazioni e pezzi di Cgil da tempo 
non più in sintonia coi dem, oltre ai fuoriusciti di Sel. E poi una 
lista Pd con qualche nome forte, anche della minoranza, che per Orfini 
dovrebbe essere guidata da Fabrizio Barca, l’uomo che ha mappato i 
circoli e fatto pulizia. Infine coinvolgendo, specie nella stesura del 
programma, parlamentari tutt’altro che renziani come Walter Tocci e 
simboli dell’ex giunta Marino, a cominciare dal giudice Alfonso Sabella.
Due
 liste cui ne verranno affiancate altre tre: una radicale, in omaggio 
all’antica appartenenza di Giachetti, messa in piedi dal giovane 
segretario Riccardo Magi. Una cattolica organizzata dall’ex dc Beppe 
Fioroni insieme all’ex leader Cisl Raffaele Bonanni. E una del sindaco, 
con esponenti di richiamo della società civile.
Uno schema 
tuttavia a rischio per i malumori della stessa minoranza, che si sente 
trascurata. «Nel partito c’è molta preoccupazione », rivela l’ex 
sfidante alle primarie Roberto Morassut, «la campagna elettorale è 
ferma, fatichiamo a trovare una linea di combattimento e un percorso 
unitario. Orfini si dia una svegliata ». Con il bersaniano Nico Stumpo 
ad avvertire: «O Giachetti decide di allargare, inaugurare una gestione 
collegiale su liste e programma, oppure non si va da nessuna parte».
 
