mercoledì 16 marzo 2016

Repubblica 16.3.16
Valls attacca la Chiesa “Non può coprire il prete pedofilo dello scandalo”
L’arcivescovo di Lione Barbarin, sotto accusa per il silenzio sulle molestie del sacerdote: “Le vittime sanno che penso a loro”
di Anais Ginori

PARIGI. «Sei il mio preferito, questo è il nostro segreto». L’appuntamento era al primo piano di una chiesa in cemento nella
banlieue di Lione. Ogni sabato pomeriggio, quando le attività del gruppo di scout erano finite, padre Bernard convocava uno a uno i suoi “preferiti” nell’ufficio. «Una stanza piccola, buia», ricorda Alexandre che sente ancora i rantoli del prete mentre lo abbraccia, toccando le sue parti intime, baciandolo prima sulle guance poi sulla bocca. «Ti amo, e tu?». Alexandre aveva 10 anni, ora ne ha 44 e vuole la verità. Non solo sui crimini di padre Bernard, che ha ammesso i fatti e la sua “debolezza”, ma sulla Chiesa e il suo silenzio.
Uno scandalo che emerge dal passato e rischia di travolgere uno dei cardinali francesi più in vista, monsignor Barbarin, accusato di avere coperto un prete pedofilo. Il primo ministro Manuel Valls ha addirittura chiesto ieri a Barbarin di «prendersi le sue responsabilità ». «Se questo dibattito riguardasse il preside di una scuola — ha ragionato Valls — che cosa avremmo detto? Saremmo stati implacabili». L’affondo del capo del governo è arrivato mentre si riuniva a Lourdes la conferenza episcopale dei vescovi dov’è stata improvvisata una conferenza stampa. «Mai, e poi mai ho coperto un qualsiasi atto di pedofilia», ha assicurato Barbarin davanti al muro di telecamere. «Le vittime — ha continuato — sanno che prima di tutto penso a loro». Quanto a Valls, ha aggiunto il cardinale, «conosce certamente la presunzione di innocenza ». È stato proprio Alexandre, ora padre di famiglia con cinque figli, a riaprire il caso che fa tremare la Chiesa francese. All’epoca, i suoi genitori avevano avvertito la diocesi, così come altre famiglie. Le molestie di padre Bernard negli anni Ottanta erano note. Non ha mai avuto bisogno di nascondersi troppo. L’associazione delle vittime ha diverse lettere in cui il prete si scusa con genitori per le “tenerezze” fatte ai bambini e promette di astenersi in futuro. All’epoca le famiglie non hanno voluto denunciare una figura carismatica della chiesa locale anche perché nel 1991 padre Bernard abbandona frettolosamente la parrocchia. Tutti pensano che sia finalmente stato sospeso. E invece è stato solo trasferito in un’altra regione, cambiando nome: si fa chiamare padre Preynat.
Nel frattempo, Alexandre tenta di cancellare i ricordi. È solo per caso che due anni fa scopre che il suo molestatore è ancora in attività e ha un incarico nella regione. Alexandre scrive all’arcivescovo di Lione. Barbarin risponde, propone un incontro pacificatore. Alexandre vede che però il prete rimane al suo posto, scrive al Vaticano, e alla fine si rivolge alla magistratura nel giugno 2015. Due mesi dopo Preynat viene sospeso. Sul sito dell’associazione delle vittime,
Parole libérée, sono raccolte decine di testimonianze agghiaccianti come quelle di Bertrand, Christophe, Didier. Tutti bambini intorno ai 10 anni, anche più piccoli. Le aggressioni avvenivano nell’attività della parrocchia oppure durante i viaggi organizzati. «Eravamo una tribù, ammiravamo padre Bernard», racconta François Devaux, fondatore di
Parole libérée. È grazie ai suoi genitori che il prete pedofilo è stato trasferito nel 1991. «Avevano minacciato un’azione giudiziaria », ricorda Devaux, architetto.
Convocato a gennaio davanti ai magistrati, Bernard Preynat ha ammesso le aggressioni sessuali. Per molte vittime i fatti sono prescritti. Barbarin, diventato arcivescovo di Lione nel 2002, non era nella diocesi di Lione all’epoca dei fatti e sostiene di aver scoperto le accuse a Preynat solo nel 2007. La magistratura di Lione il 4 marzo ha aperto un fascicolo per “mancata denuncia di reato” contro Barbarin che ieri ha deciso di sospendere un altro prete di Lione accusato di atti pedofili.
«Vogliamo capire se c’è omertà dentro alla Chiesa e con quali complicità» spiega Devaux. Parole libérée ha scritto al Papa per chiedere un incontro. La lettera è stata pubblicizzata dai media francesi. Ieri padre Lombardi, ha precisato che «la richiesta di un’udienza privata con il Papa non passa attraverso la stampa ». Il portavoce vaticano ha ribadito la fiducia al cardinale Barbarin, confermando di voler «attendere i risultati dell’inchiesta giudiziaria».