La Stampa 16.3.16
Meloni amari
di Massimo Gramellini
La
cattiveria delle donne. Silvio ha fatto davvero qualsiasi cosa per
loro. Le ha create da una costola di Adamo e più di recente le ha
riempite di alimenti, regali e ministeri, a seconda che fossero ex
mogli, addette al reparto svaghi o fascio-conservatrici con la passione
dei salotti televisivi. E adesso che per una volta aveva bisogno lui di
un piacere - perdere le elezioni di Roma per fare contento Renzi e
ottenere in cambio il suo appoggio nella creazione del mega-polo
televisivo col francese Bolloré - una di quelle ingrate lo ricompensa a
calci sui denti. E sì che ancora ieri mattina Silvio, la cui immagine di
donna moderna è ferma alla casalinga che sorrideva sulle confezioni del
dado Knorr, ha pregato Giorgia Meloni di non candidarsi a sindaca della
Capitale per restare in casa a fare la mamma. Era anche disposto a
farle un regalo di classe dei suoi, tipo un passeggino in marmo di
Carrara o un biberon a forma di coniglietta di Playboy trapuntato di
brillanti. Ma la Meloni niente: dopo avere detto prima «no» e poi
«forse» alle profferte dell’astuto Salvini, adesso pare orientata verso
il «sì» per il puro gusto di disubbidire a Silvio e certificare che in
politica ormai lui conta meno di una felpa.
Mettetevi nei panni
di quest’uomo generoso e paziente: dopo lunghe ricerche aveva finalmente
trovato il candidato giusto per perdere, Bertolaso, e già flirtava con
la grillina Raggi per portarsi avanti col lavoro. Quand’ecco che spunta
la Meloni a sparigliare tutto. E se arriva al ballottaggio? E se poi,
non sia mai, vince? Ma sono scherzi da fare a un anziano?