mercoledì 16 marzo 2016

Repubblica 16.3.16
Giorgia Meloni
“Silvio mi ha offesa come donna scendo in campo per combatterlo”
di Carmelo Lopapa

ROMA. «Mi ha costretta lui, mi sta costringendo lui, oggi però si chiude una pagina». Si rigira il foglio con le parole di Berlusconi tra le mani, in un misto di rabbia e fierezza, difficile ormai da soffocare.
Giorgia Meloni è appena tornata nel suo ufficio a Montecitorio dal giro in solitaria al mercato storico di Testaccio, quartiere popolare di Roma. L’ultimo bagno di folla e di incoraggiamenti («Vai Giorgia») prima di adottare una decisione già maturata. Poi l’ennesimo affondo del Cavaliere alla radio ha l’effetto del detonatore. Lo sfogo lascia già presagire quel che nella riunione coi capi di Fratelli d’Italia nel pomeriggio sarò messo nero su bianco: «Silvio dicendo quella cosa mi ha deluso, mi ha offesa come donna, e da donna prima ancora che da politica non posso accettarlo, non posso subirlo, ho fatto di tutto per tenere unita la coalizione». All’ex premier, confessa in un impeto, «devo tanto, ma non tutto: mi ha fatto ministro giovanissima, ma io la politica la mastico da quando avevo 16 anni», Ignazio La Russa, Fabio Rampelli, anche l’ex deputato e intimo amico Guido Crosetto, sono tutti attorno a lei nella sala riunioni del gruppo alla Camera.
Ma ormai è una sfida e somiglia a una guerra, a destra: «Dimostrerò che a Roma comandano ancora i romani, che una donna con un figlio può fare campagna elettorale, che potrà essere un buon sindaco». Queste le premesse. «Quel che è certo è che il “suo” Bertolaso non diventerà mai primo cittadino di questa città». Il momento resta assai delicato e la “donna” Meloni non se lo nasconde, tirando le somme coi suoi: «Ho dato tutto alla politica e ora che affronto la fase più bella e delicata della mia vita avrei preferito dedicarmi un po’ a me. Candidarmi è un sacrificio, lo sapete, non è che non mi pesi, che non ci pensi, ma non posso fare diversamente, è il mio gesto d’amore alla mia città». Ormai col quasi ottantenne Berlusconi si è aperta la resa dei conti finale, nella quale “Giorgia” si trova al fianco Matteo Salvini. I due sembra che si siano visti in serata a Roma, prima che lui andasse a Ballarò, si erano sentiti e incoraggiati a vicenda per tutta la giornata. È il giorno del parricidio o gli somiglia parecchio. Rinasce la cosa nero- verde sull’asse dei quarantenni, i lepenisti d’Italia pronti a lasciarsi indietro il passato, ovvero Berlusconi. I contatti si sono fatti molto frequenti anche con l’altro quarantenne ormai ex berlusconiano, Raffaele Fitto. Lui al Sud, Meloni al Centro, Salvini al Nord, tre pilastri per una “cosa” ancora tutta da decifrare ma tenuta dal patto generazionale e dal neo antiberlusconismo di destra.
Da oggi, dopo l’incontro di piazza a mezzogiorno al Pantheon per l’annuncio ufficiale, sarà un’altra storia. La leadership del Cavaliere (nel giorno di un nuovo intervento all’occhio) tocca il punto più basso della sua parabola. Forza Italia ora trema. Il terrore, tra i big romani, è che con Bertolaso a fare da ariete la lista non raggiunga nemmeno il 10 per cento, restando per la prima volta fuori dal Consiglio comunale. A Berlusconi non interessa: «Con Guido fino alla morte, non la do vinta a quei due che pensano di farmi fuori e che invece mi hanno fatto un regalo, torno leader dei moderati» è la linea che detta al telefono ai dirigenti che vanno in tv tra mille dubbi. Dipendesse da lui, è la sensazione diffusa, pur di vendicarsi dei due “Bruto” tornerebbe pure al Patto del Nazareno .
A destra resta in campo Alfio Marchini, resta Bertolaso, resta Francesco Storace, in quattro per un ballottaggio che rischia di essere un miraggio. Terremoto? «Ma no ironizza Storace - sono i tre di Palazzo Grazioli che si menano: io sto fuori, mangio popcorn e mi godo lo spettacolo».