Repubblica 15.3.16
L’impresa di portare al voto una città stremata
di Stefano Cappellini
C’È
da chiedersi con quali argomenti e quale credibilità le forze politiche
proseguiranno la campagna elettorale per le amministrative a Roma dopo
le conclusioni cui è giunta l’Autorità anti-corruzione guidata da
Raffaele Cantone: gli appalti del Comune nel triennio 2012-2014
risultano tutti, a vario titolo, irregolari. Anche laddove non risultano
reati penali, manca l’ordinario rispetto di regole e procedure. Il
quadro che emerge è devastante, perché racconta di una Capitale opaca e
fuorilegge anche quando non è la mano del crimine o del malaffare a
guidare l’opera dell’amministrazione. Non è solo il morbo patologico
della corruzione che inquina la vita della città, ma anche la
fisiologica incapacità della macchina pubblica di agire in un contesto
di norme chiare e certificate. Norme che finiscono per essere calpestate
persino in assenza di un tornaconto illecito.
Una situazione
purtroppo già ben chiara ai romani, e del resto comune a molti altri
cittadini nel resto del Paese. Roma è l’unica capitale europea nella
quale l’ordinaria gestione della città è diventata una chimera, al punto
che ormai da anni i candidati sindaci si prodigano in promesse sulla
chiusura delle buche nell’asfalto, sulla raccolta regolare dei rifiuti o
la pulizia delle strade, come se questi fossero obiettivi politici da
perseguire e rivendicare e non i prerequisiti di qualunque mandato di
governo, e cioè questioni di cui non si dovrebbe nemmeno dibattere.
In
campagna elettorale, così come durante le consiliature, sarebbe normale
discutere di visioni strategiche, di modelli di sviluppo, di politiche
urbanistiche e sociali. A Roma, invece, ci si arrovella sull’abc: la
riasfaltatura delle buche è narrata agli elettori come la presa del
Palazzo d’inverno e ormai alle orecchie di molti disillusi elettori non
suona meno rivoluzionaria.
Lo scollamento tra i cittadini e le
forze politiche che hanno guidato il Campidoglio – nel periodo in
questione si sono date il cambio la giunta di centrodestra guidata da
Gianni Alemanno e quella di centrosinistra con Ignazio Marino – ha
toccato l’apice nelle ultime settimane. I partiti hanno cercato di
surrogare la perdita di consenso inseguendo riscatti plebiscitari –
primarie Pd, gazebarie Forza Italia, referendum leghista – che sono
naufragati davanti all’evidenza della disillusione generale,
costringendo tutte le forze politiche a pattinare su dati d’affluenza
gonfiati o completamente infondati. Ma a gonfiarsi, di questo passo,
sarà solo il dato dell’astensionismo il giorno delle elezioni.