martedì 15 marzo 2016

Repubblica 15.3.16
Il laboratorio di Berlino
di Angelo Bolaffi

Irisultati delle elezioni regionali di domenica scorsa in Germania hanno cambiato la geografia politica tedesca: risultati che è troppo riduttivo (e semplicistico) leggere solo come una “sconfitta della Merkel”. O solo come una svolta a destra del paese. Certo, c’è stata l’affermazione, anche clamorosa come nel Land della Sassonia-Anhalt, della Afd.
SEGUE A PAGINA 13
UN movimento radical-conservatore che ha “emozionalizzato” il dibattito politico sulla immigrazione. Ma a ben vedere le novità destinate a pesare nel futuro assetto politico tedesco sono anche altre. Intanto la vittoria del “verde”’ Winfried Kretschmann nel Land del Baden-Württemberg: e cioè nella regione economicamente decisiva (con la Baviera) del paese. Produce da sola il 10 per cento della ricchezza nazionale grazie a un tessuto molto intenso di piccola e media industria che la rende molto simile al nostro Nord-est oltre a essere uno dei due centri della produzione automobilistica tedesca. Ed è la regione demograficamente più importante dopo la Renania del Nord-Vestfalia e la Baviera. Tanto per capirci: la Sassonia- Anhalt conta poco più di 2 milioni di abitanti. Il Baden-Württemberg quasi 11 milioni. Tutto lascia prevedere che non avendo più una maggioranza la coalizione rosso-verde che finora aveva guidato il Land si andrà a una coalizione tra Verdi e Cdu. E quindi, dopo la regione dell’Assia, anche il Baden-Württemberg diverrà il laboratorio di quella che dopo le elezioni politiche dell’anno prossimo potrebbe diventare la coalizione di governo dell’intero paese. Una prospettiva già caldeggiata dalla Merkel dopo le elezioni del 2013 ma fallita per l’opposizione dell’ala più “ortodossa” del partito Verde contro la quale proprio Kretschmann (e con lui Joschka Fischer) avevano duramente polemizzato. Ma la vera, grande svolta rispetto a tutto il dopoguerra politico tedesco è la grave crisi dei due grandi partiti di massa: Cdu e Spd, infatti, non appaiono più in grado di svolgere quell’azione di integrazione e sintesi politica che ha garantito la storica e molto ammirata stabilità della Germania. I risultati di domenica confermano, dunque, quello che già molti analisti avevano previsto: la Germania non dispone più della risorsa politica di ultima istanza che si chiama grosse Koalition.
Certo la Cdu ha perso in modo meno clamoroso della Spd anche se la sconfitta nel Baden- Württemberg, uno dei tradizionali serbatoi elettorali del partito, avrà conseguenze nelle prossime elezioni politiche.
Molto più problematico, forse addirittura drammatico, appare invece il futuro politico della Spd. Sicuramente la vittoria della esponente socialdemocratica Malu Dreyer nel Land della Renania del Nord-Palatinato ha evitato un vero e proprio disastro elettorale.
Ma si tratta di una vittoria più dovuta al carisma personale che alla capacità programmatica di un partito letteralmente in declino che ha ormai da tempo difficoltà ad essere un punto di riferimento politico e spirituale. È facile prevedere che tutto questo provocherà tensioni sia all’interno dei due partiti che dello stesso governo, tensioni che aumenteranno nei prossimi mesi con l’avvicinarsi delle elezioni politiche. La Spd si trova stretta nella morsa tra quella che è stata definita la “smobilitazione asimmetrica” praticata dalla Merkel che ha occupato temi una volta patrimonio della sinistra riformista. E la concorrenza dei Verdi che stanno riuscendo a legittimarsi quali rappresentanti politici della “seconda modernità” ( critica pragmatica degli eccessi della “prima modernità” senza cadere nell’antimodernismo ideologico) e sostenitori di una visione cosmopolita e liberale della società. La Cdu a sua volta dovrà ripensare se e come riuscire a rappresentare ceti sociali moderati e culture conservatrici, pena lasciare alla sua destra spazi che la Af cercherà di occupare, prendendo sul serio paure e risentimenti di quanti si sentono culturalmente e socialmente minacciati “dai nuovi ospiti”. In questo senso risulterà decisivo se Merkel sarà capace di trovare una soluzione alla questione dei profughi andando oltre il pur nobile impegno a non voler chiudere i confini o all’appello a trovare una soluzione europea. Era già accaduto in anni passati con il partito neonazista della Npd e poi con quello dei Republikaner che rappresentanti dell’estremismo di destra entrassero nei parlamenti locali di regioni e comuni. Salvo poi scomparire nel breve volgere di una stagione politica. Sarà così anche con la Afd ? O questa volta andrà diversamente e anche in Germania, come in tutti gli altri paesi europei, un partito xenofobo entrerà nel Parlamento nazionale? Intanto sarebbe un errore fatale pensare che tutti coloro che hanno votato Afd siano dei neonazisti. In secondo luogo se quella delle grandi migrazioni di massa è un fenomeno dell’età globale è più che probabile che con esso dovremo fare i conti molto a lungo. E quindi anche con la presenza della Afd. Ma una cosa è certa: lo scenario politico tedesco sarà occupato dallo scontro tra due Germanie. Da una parte la Germania europea e dall’altra la Germania teutonica: una contrapposizione che in parte coincide con quella geografica tra l’Ovest della vecchia Repubblica federale e l’Est della ex Rdt. Dall’esito di questo scontro , questo dovrebbe esser chiaro, dipende in larga misura il futuro del Vecchio continente.