martedì 15 marzo 2016

Repubblica 15.3.16
“Ragazze, qui potete guarire”. L’ultima sfida all’anoressia
Oggi la giornata contro i disturbi dell’alimentazione in 140 presidi
Cresce l’allarme tra i maschi: tra i 13 e i 17 anni ne soffre il 20 per cento
di Elvira Naselli

ROMA. Anoressia, bulimia e tutte le altre ossessioni del cibo possono essere sconfitte. Ci sono ambulatori specializzati, ci sono le terapie che prevedono interventi psicologici, psichiatrici e nutrizionali. Centoquarantatre strutture pubbliche, con ambulatori dedicati e posti letto per i casi più gravi e complessi, per affrontare una sfida che si fa sempre più pesante visto che ogni anno trecentomila persone in più chiedono aiuto.
Quelle del comportamento alimentare – ricordate oggi con una giornata nazionale e un fiocchetto lilla - sono malattie subdole, che si rischia di diagnosticare in ritardo mentre bisogna capire sin da subito i segnali d’allarme. Anche perché l’età media in cui ci si ammala è sempre più bassa.
La buona notizia è che «i casi più lievi, affrontati precocemente, possono essere risolti in ambulatorio nella maggioranza dei casi – premette Laura Dalla Ragione, psichiatra e psicoterapeuta, direttore della rete disturbi alimentari Usl 1 dell’Umbria – ma sempre, ad ogni livello, bisogna intervenire dal punto di vista psicologico e da quello nutrizionale, con un dietista o un nutrizionista. E la famiglia va coinvolta sempre, sia per le pazienti minorenni che per le adulte, perché i pasti sono un momento di grande ansia».
Per i pazienti più gravi ci sono a disposizione i day hospital che assicurano, oltre alle terapie, i pasti assistiti. «Si tratta di una riabilitazione nutrizionale vera e propria – continua Dalla Ragione, che è anche direttore scientifico di una ricerca condotta dal ministero della Salute su ragazzi tra 8 e 17 anni, i cui risultati sono in pubblicazione – e cominciamo inserendo a poco a poco alimenti che le ragazze non mangiano da anni e verso cui hanno sviluppato vere fobie. In primis carboidrati e zuccheri, quindi pasta, pane, dolci. Al pasto, che può durare anche ore, perché le pazienti nascondono il cibo, o lo buttano per terra, o piangono, assiste personale specializzato, che le sostiene e le aiuta».
Se tutto questo non basta, si può ricorrere al ricovero vero e proprio. «Ma le strutture sono soltanto otto in tutta Italia – continua l’esperta – con lunghe liste d’attesa. E ci sono regioni, come la Sardegna, che non dispongono di posti letto e costringono ad andar fuori. Ancora meno i luoghi che accettano le minorenni». Infine, l’ultimo livello, il più drammatico, è l’intervento salvavita, con il ricovero in ospedale. «Sono malate che rifiutano di mangiare e bere conclude la psichiatra – e per le quali bisogna ricorrere alla nutrizione artificiale». L’anoressia è la prima causa di morte femminile tra i 12 e i 25 anni. E anche se le donne sono ancora di più, i maschi sono in rapidissimo aumento: erano l’1 per cento dieci anni fa, sono il 10 oggi. Ma nella fascia di età dell’adolescenza – tra 13 e 17 anni – arrivano al 20 per cento, e hanno tutti l’ossessione per il fisico e la massa muscolare.