lunedì 14 marzo 2016

Repubblica 14.3.16
Scott Turow.
Lo scrittore parla alla vigilia del voto: “Scelgo Hillary per tutto quello che ha passato”
“La mia Chicago vota con il peccato originale delle tensioni razziali”
intervista di Anna Lombardi

CHICAGO. «Ho appena finito di leggere Elena Ferrante. E sa che le dico? Che tra Napoli e Chicago ho trovato molte similitudini». Bernie Sanders e Hillarry Clinton come Bassolino e la Valente? Non proprio. Ma Scott Turow, 66 anni, è l’uomo giusto per farsi spiegare cosa sta accadendo a Chicago, e negli Usa, alla vigilia delle primarie che martedì toccheranno la città e all’indomani del contestato rally di Trump cancellato per la contestazione degli studenti. L’autore di bestseller come “Presunto Innocente” e “Identici” (editi da Mondadori), 30 milioni di copie vendute, fu il braccio destro di quel procuratore Thomas Sullivan che negli anni ‘80 avviò la celebre Operazione Greylord contro i corrotti di Chicago. Esercita ancora il mestiere di avvocato. E nessuno conosce la macchina politica come lui. «Parliamoci chiaro: la macchina politica democratica è molto forte qui a Chicago. Il partito ha una storia radicata e controlla molte cose. Smuove valanghe di voti. Non come ai tempi di Kennedy e non più con quei metodi, ma ha ancora molto peso».
Nel 1960 l’allora sindaco di Chicago Daley procurò a Kennedy i voti che gli garantirono la vittoria con l’aiuto, si dice, della mafia. Ancora nel 2012 Romney accusò Obama di “Chicago politics”, voto di malaffare. Come funzionano davvero le cose?
«Il partito democratico ha qui una organizzazione reticolare e conta su un esercito di professionisti della politica pronti a mandare la gente a votare. L’intera macchina politica è sotto il controllo democratico: il partito decide chi viene eletto, chi diventa giudice, chi siede in panchina. Ma non è una fabbrica di voti disonesti ».
Chi è il favorito tra i democratici? I due candidati sono profondamente radicati in città. Sembra quasi di leggere un romanzo…
«Sì, Hillary è nata qui, ha ancora una fitta schiera di amici influenti e cosa non secondaria, è una fan dei Cubs, la squadra di baseball. Mentre pochi sanno che Sanders ha studiato a Chicago: la foto che ritrae il suo arresto durante una manifestazione per i diritti civili non se la ricordava nemmeno lui. Sta facendo una campagna intensa ma questo stato è democratico, sì, ma moderato. La sfida, anche per i repubblicani, sarà a chi è più centrista».
E fra i repubblicani cosa accadrà? Il contestato comizio di Trump peserà?
«Qui i repubblicani non sono organizzati come i democratici. Chi vincerà le primarie perderà le elezioni, quelle vere. Gli estremisti conservatori che dominano il partito a livello nazionale hanno abbandonato i repubblicani moderati dell’Illinois dove c’è una destra favorevole alla riforma sanitaria e interessata a questioni come il matrimonio gay e l’aborto. Magari sono cattolici e non lo praticano: ma pensano che non può essere il governo ad impedirlo».
Il sindaco Rahm Emanuel ha faticato a ottenere il secondo mandato, con l’elettorato diviso a sinistra. Proprio come accadde fra Obama e Hillary Clinton nel 2008. Questa volta che colpo di scena prevede?
«Nessuno. Obama è un uomo incredibilmente dotato, capace di sedurre l’America a farle ignorare il colore della pelle. Ma all’epoca pesò la posizione presa contro la guerra in Iraq: lo ricordo ancora quando guidava le manifestazioni pacifiste. Emanuel è un uomo gentile ma freddo. Siamo amici, è capace di parlare di spazzatura, scusarsi dicendo “ho il presidente al telefono” e poi tornare a parlare dell’immondizia. Ma, non ha affrontato bene la questione razziale. Al contrario di Hillary».
Sarà il voto delle minoranze a voltare pagina?
«L’America è una nazione fondata su un peccato originale: la schiavitù. Le relazioni razziali sono appese a un filo che può rompersi in qualsiasi momento. Quando ero ragazzo era peggio naturalmente: ma i progressi non sono universali. I problemi nei sobborghi neri sono immensi. La segregazione è reale. Nei quartieri gestiti dalle gang entrano poliziotti terrorizzati e troppo veloci a sparare. Come nel caso Laquan McDonald: gli hanno sparato 16 colpi in strada. Naturalmente oggi non trovi più gente che ti dice che quel ragazzo meritava di morire, ma non abbiamo un sistema per tirare la gente fuori dalla povertà. Come da voi in Italia: nel romanzo della Ferrante su Napoli ho trovato molte similitudini».
Lei chi voterà?
«Hillary ha le spalle più larghe di qualunque altro candidato dei due schieramenti. Non è senza peccato, ha fatto cose stupide e ha senz’altro un lato cinico, ma pensi a come si sono accaniti su di lei negli ultimi 25 anni, da quando suo marito è diventato presidente. È una donna incredibilmente forte».