Repubblica 13.3.16
“Basta austerity, ora serve crescita” I leader socialisti contro Angela
A Parigi summit dei premier Ue del Pse. Hollande sulla crisi dei profughi: la Turchia si fermi
di Alberto D’Argenio
PARIGI.
«Crescita, crescita e crescita», attacca Matteo Renzi nel chiuso del
vertice dei leader del Partito socialista europeo a Parigi. Una ricetta
che all’Eliseo viene ormai riconosciuta come l’unica in grado di salvare
l’Unione. «Serve un’Europa più politica», affermerà alla fine dei
lavori il padrone di casa François Hollande, riferendosi a economia ed
emergenza migranti. E implicitamente sul banco degli imputati finiscono
le politiche di Angela Merkel, assente in quanto cristiano- democratica:
nessuno la attacca frontalmente, resta un alleato prezioso, ma oggi che
la Cancelliera sta vivendo la stagione più delicata della sua carriera
per l’emergenza rifugiati, i socialisti affilano le armi nel tentativo
di dare una spallata alle politiche di austerità imposte dai falchi di
Berlino negli anni della crisi.
«Stiamo cercando di trasformare
l’Europa», affermerà Renzi nel cortile dell’Eliseo a ora di pranzo,
quando i lavori sono appena terminati, «ma non è possibile fare un
Consiglio europeo ogni 15 giorni, così diamo l’idea di non saper
governare processi epocali come quelli migratori». Hollande rilancia
invece alcune idee italiane come la necessità di istituire «un bilancio e
un governo dell’eurozona».
Proprio Hollande e Renzi nel chiuso
dell’Eliseo si spartiscono i ruoli: il primo fa il discorso
introduttivo, il secondo parla subito dopo per tracciare le linee della
discussione. Renzi chiede «un’iniziativa dei socialisti e democratici
europei che solleciti investimenti e flessibilità». In sostanza il
premier, poi appoggiato dagli altri, vuole che gli sconti sul taglio del
deficit utili a tagliare le tasse e a lanciare la crescita valgano ogni
anno e senza limiti quantitativi togliendo le briglie alla flessibilità
imposte dall’Eurogruppo, il tavolo dei ministri finanziari dominato da
Schaeuble e dall’olandese Dijsselbloem. Entrambi finiti nel mirino dei
leader socialisti con frasi di questo genere: «Basta con i loro
attacchi, la flessibilità non può essere messa in discussione, tuttalpiù
se ne parli per ampliarla».
Tutti hanno reso omaggio alla nuova
manovra di Draghi, concordando però che ora servono politiche per la
crescita anche a Bruxelles. Renzi ha sottolineato che l’austerità non
funziona nemmeno politicamente perché «i governi rigoristi sono caduti
come in un domino: come minimo porta sfortuna e dà fiato al populismo». E
così il maltese Muscat, da molti considerato figura ideale alla
successione del traballante Tusk alla guida del Consiglio europeo nel
2017, fa gioco di sponda con Renzi e Hollande: «Dovremmo preparare una
piattaforma di riforme dei progressisti su economia, energia e libertà
civili». Si decide di darsi un nuovo appuntamento a luglio a Roma, dopo
il referendum inglese sulla Brexit, per lanciare un vero piano per
cambiare l’Europa. Per questa ragione ieri i leader del Pse non hanno
dato cifre e struttura delle idee, ma emerge la volontà di chiedere più
soldi ed estensione per tre anni del piano Juncker sugli investimenti e
soprattutto di permettere ai governi di spendere per la crescita o
sfilando dal Patto di Stabilità gli investimenti virtuosi oppure
finanziandoli con gli Eurobond. Così come un piano per l’occupazione
giovanile da 20 miliardi.
Nel mirino dei socialisti anche
l’accordo con la Turchia in via di perfezionamento per chiudere la rotta
dell’Egeo. Renzi, Hollande e Mogherini (che parla severamente di
«criticità») sono contrari a chiudere un occhio sui diritti umani e
sulla libertà di stampa per siglare l’intesa con Erdogan, quanto mai
vitale per la Merkel. Il premier francese invoca apertamente «nessuna
concessione ad Ankara in materia di diritti umani o sui criteri di
liberalizzazione dei visti». Critiche dirette alla Cancelliera, poi,
sulla decisione di sdoganare domenica scorsa le nuove richieste della
Turchia in una cena con il premier Davutoglu alla vigilia del summit tra
il premier turco e gli europei. Tutti si ribellano duramente quando
Faymann afferma che «l’Austria non vuole più fungere da anticamera, se
non si controllano le frontiere esterne io rimetto i confini interni».
Se
sui migranti restano differenze, e il vertice dei Ventotto della
prossima settimana a Bruxelles si annuncia quanto mai complicato, sulla
svolta economica ormai i socialisti sono pronti, attendono che si
attenui l’emergenza rifugiati e il referendum britannico. E un buon
segno è anche il fatto che Hollande — la Francia è storicamente
contraria a cedere sovranità — abbia parlato di «Europa a due velocità»,
un’eurozona che si stacca dagli altri per andare avanti
nell’integrazione politica. Così come piace l’avvicinamento al Pse di
Tsipras. Tanto che Renzi salutando l’Eliseo ha sentenziato: «Sono
contento e ottimista, i socialisti e democratici di tutta Europa hanno
dato un segnale».