domenica 13 marzo 2016

Repubblica 13.3.16
Il commento
Nella testa del Narciso maligno
di Massimo Ammaniti

PER quanto conflittuale possa essere un rapporto coi genitori, non basta a spiegare tanta violenza. Anche ammettendo un problema di omosessualità non accettata, questo delitto resta illeggibile. Forse i ragazzi stessi faticano a capire cosa è successo nelle loro teste. Direi allora che la spinta a massacrare un ragazzo con pugnalate e martellate sia fermentata nel mondo sotterraneo in cui i due assassini vivevano, fra droga, alcol, feste notturne, sesso occasionale. Un mondo in cui la ricerca di sensazioni estreme stava sfuggendo loro di mano. A livello cerebrale, quando il livello di dopamina inizia a scendere dopo un’esperienza intensa, per sentirsi vivi c’è bisogno di trovare una sensazione di rischio o piacere ancora più intensa, per ripristinare i livelli cerebrali di dopamina. Questo, probabilmente, era diventato il clima del festino fatale, intrecciato alla personalità fortemente disturbata di entrambi i ragazzi. In psicoanalisi si parla di “narcisismo maligno”, un caso in cui un “sé grandioso” si coniuga con la violenza distruttiva che spinge a dominare gli altri, a sopraffarli per annullarli. Questo senso di onnipotenza violenta privo di empatia, di pietà e senso di colpa può spiegare come mai i due ragazzi si siano messi a caccia di qualcuno solo con l’obiettivo di dominarlo e alla fine ucciderlo.