sabato 12 marzo 2016

Repubblica 12.3.16
L’amaca
di Michele Serra

L’ATROCE delitto di Roma (due ragazzi che strozzano un loro amico per vedere “che cosa si prova a uccidere”) pare fatto apposta per confermarci nell’idea che stiamo vivendo un tempo malato. Il contorno di autoscatti a raffica postati sui social dai protagonisti del delitto, in pose mezzo vanitose mezzo scimunite, aggrava la sensazione che sia in atto una deriva demente, e il male si insinui in personalità sempre più vacillanti. Per fortuna quel poco di memoria che ancora ci sorregge smentisce la tentazione di credere che “oggi” sia peggio di “ieri”. Almeno tre terribili casi di quasi mezzo secolo fa, quello romano del Circeo, quello milanese di Olga Calzoni, la serie veneta di Ludwig, atterrirono l’opinione pubblica per la totale gratuità della violenza e la ferocia dell’esecuzione. Anche allora si pensò e si disse che il Male era disceso sulla terra; ma anche allora chi aveva memoria delle decadi precedenti elencava antichi delitti quasi privi di movente, fatti per il puro gusto di sopprimere altri esseri umani. Cinicamente, si potrebbe dire che l’uomo non è in grado di peggiorare, essendo già peggiore. Ottimisticamente, si potrebbe dire che riuscire ancora a provare orrore, oggi che l’orrore è inflazionato dai media, è un segno di ostinata umanità.