Corriere 12.3.16
Renzi: è una guerriglia
Faremo i conti e vincerò anche al referendum
di Maria Teresa Meli
ROMA
È una guerra? No, è una guerriglia. Massimo D’Alema attacca? E Matteo
Renzi non gli risponde pubblicamente. Quello che colpisce il premier è
«il distillato di odio» contenuto nell’intervista al Corriere dell’ex
premier.
A Palazzo Chigi ritengono che l’affondo di D’Alema sia
indirizzato più alla minoranza del Pd che al premier. È un appello ai
bersaniani per mobilitarli e spingerli fuori dal partito.
Al
Nazareno guardano con un certo sospetto a tutti i movimenti di D’Alema.
Tra breve la testata dell’ Unità andrà all’asta, perché la società è
stata liquidata. Tutto ciò è stato fatto perché l’attuale proprietario
del giornale la possa finalmente rilevare. Ma non è detto che questo
accada. Pare che Matteo Arpe sia interessato all’acquisizione. E quindi
al Pd tutti pensano che dietro questa operazione ci sia D’Alema.
Un
giornale per una scissione? Fantapolitica? Fino a un certo punto,
perché il premier, quando parla con i collaboratori, è netto: «D’Alema
lavora in modo organico alla scissione, ma figuriamoci se mi faccio
impaurire da uno come lui».
Eppure lui, D’Alema, sta cercando sponde altrove, sta cercando di creare una rete con Prodi ed Enrico Letta.
Ma
il premier è convinto che tutti quei movimenti non portino a nulla.
«Chi ha perso la battaglia politica, ha perso anche la testa», è solito
dire Renzi. Aggiungendo: «Adesso si vede veramente il loro obiettivo,
far perdere il Pd».
«Ma come — si interroga il premier — mentre
noi siamo in prima fila in Europa per flessibilità, crescita e
investimenti, mentre combattiamo per una gestione diversa
dell’immigrazione, nel partito si apre l’ennesima polemica contro di
me?». Renzi non si capacita. Quello che lo colpisce, al di là delle
esternazioni dalemiane, è l’atteggiamento della minoranza in genere: «È
un atteggiamento sleale. È in atto un tentativo di far perdere il Pd per
darmi un segnale. Detto questo nessun problema, i conti li faremo al
Congresso e lì vedremo chi ha i numeri».
Oggi il premier
interverrà alla scuola dei giovani democratici, proprio per spiegare che
il Pd «è con me» e non con chi cerca di «affossarlo».
Sarà lì,
dove il Pd dimostra la sua esistenza, che il presidente del Consiglio
parlerà.«La mia risposta è nei fatti», è il suo ritornello.
E i
fatti sono la sua partecipazione al vertice del Partito socialista
europeo, a Parigi. A D’Alema che gli contesta di aver ucciso la
sinistra, Renzi risponde con l’appuntamento di oggi, dove, insieme ai
leader del socialismo europeo, ci sarà anche il premier greco Tsipras.
E
alla critiche dell’ex ministro degli Esteri sulla mancanza di
autorevolezza italiana nello scacchiere internazionale replica con la
pubblicazione del think tank progressista, made in Usa, Center for
American Progress, dove un suo scritto va ad aggiungersi a quelli di
Bill Clinton, Tony Blair e Justin Trudeau.
Ma la sponda
internazionale non annulla l’altro fronte: è in atto quella che il
presidente del Consiglio definisce la «guerriglia» di ogni giorno. Senza
mai strappare («altrimenti come mi logorerebbero?»), la minoranza del
Pd incombe. «Vedono i primi risultati del governo e si agitano», spiega,
ironico, Renzi ai collaboratori. E sembra voler passare oltre. Fino a
un certo punto. Perché il premier è convinto di vincere anche questa
battaglia contro la minoranza del Pd: «La prossima tappa sarà quella del
referendum costituzionale». D’Alema ha già lasciato intendere, nella
sua intervista al Corriere , che non è detto che voti sì. E molti
esponenti del Pd non hanno ancora annunciato pubblicamente come si
schiereranno.
Già, tra i sinistri del Pd e tra un timore e
l’altro, si fa strada l’idea di potersi svincolare dalla disciplina di
partito. Sul referendum, per esempio. Ma dalla maggioranza del Pd arriva
uno stop definitivo. Insomma la minoranza può «lavorare» finché vuole,
ma non con l’obiettivo di «spaccare il partito». «Perché è questo —
spiega il presidente del Consiglio — quello a cui mirano effettivamente
tutti quelli che stanno lì ad aspettare ogni mio passo falso. Però sul
referendum ho pochi dubbi. È una grande sfida, ma la vincerò ».