martedì 8 marzo 2016

La Stampa 8.3.16
Il premier incassa i suoi candidati
Ma la vittoria non è risolutiva
di Marcello Sorgi

La vittoria dei candidati renziani alle primarie di domenica è sicuramente un passo avanti per il presidente del Consiglio (la volta precedente quelli di Bersani furono sistematicamente sconfitti), ma non è affatto risolutiva per la complicata tornata di amministrative di maggio. Come è già accaduto a Milano dopo il successo di Sala, una parte della sinistra (la minoranza bersaniana, ma non solo, Sel ma non tutta) punta a presentare candidature alternative a quelle uscite dalle primarie sotto forma di liste civiche, non riconoscendo ai candidati che hanno prevalso il diritto di rappresentare tutto l’elettorato del centrosinistra.
Bastava ascoltare ieri la conferenza stampa del leader della minoranza Roberto Speranza per capire che la strategia adoperata alle regionali e che portò al caso Liguria (la presentazione di un candidato alternativo per sottrarre voti e alla fine far perdere quello ufficiale del Pd) ha buone possibilità di essere replicata. A Milano, dove tuttavia Civati ha scelto di non presentarsi, sono a uno stadio avanzato le trattative per una lista di sinistra che aspiri a raccogliere parte dell’eredità del sindaco Pisapia. A Roma c’è già in pista l’ex-viceministro Fassina. E occorrerà vedere a Napoli cosa intenderà fare dei suoi voti Bassolino, che ha perso, ma arrivando a un’incollatura dalla candidata vincente della segreteria Valente.
Il ragionamento fatto da Speranza è chiaro: la scarsa affluenza alle primarie dimostra che uomini e donne di sinistra non sono andati ai gazebo e occorre far qualcosa per mobilitarli. A Orfini che cercava di spiegare i numeri più bassi con il fatto che stavolta i capicorrente, messi alle corde dopo lo scandalo di Mafia Capitale non si sono mobilitati, Speranza ha risposto che questo è un insulto agli elettori.
Ai vertici del Pd renziano c’è chi si consola ricordando che, diversamente dalle regionali, alle comunali il voto è a doppio turno, e il gioco della minoranza e delle candidature alternative dovrebbe risultare meno efficace. Vero, ma fino a un certo punto: basta solo pensare a Roma e Napoli. Nella Capitale l’obiettivo del Pd è arrivare al ballottaggio contro il Movimento 5 stelle, che parte favorito, e contro il centrodestra. Ecco perché Giachetti ha bisogno di fare il pieno di voti fin dal primo turno. E anche a Napoli il passaggio al secondo turno il Pd dovrà conquistarselo contro tre avversari: De Magistris, il centrodestra e M5s. Se dopo la sconfitta alle primarie Bassolino punta sull’astensione, il rischio di arrivare terzo è abbastanza realistico.