martedì 8 marzo 2016

Corriere 8.3.16
Sinistra, Bray pronto a correre Ma Fassina vuole le primarie
Il secondo non lascia senza una consultazione. L’ipotesi costituente

ROMA Massimo Bray è pronto. Dopo giorni di rovelli e titubanze, l’ex ministro della Cultura e direttore generale della Treccani, sarebbe a un passo dal lanciare il cuore oltre l’ostacolo e dal vestire i panni di salvatore della sinistra romana. La vittoria dimezzata del renziano Roberto Giachetti alle primarie, con la forte emorragia di voti pd nelle urne, hanno convinto una larga parte dello schieramento a sinistra che i tempi sono maturi per sparigliare le carte. Resta un ostacolo non da poco: Stefano Fassina. Già, perché un candidato a sinistra è già in campo da settimane e non ha nessuna intenzione, al momento, di tirarsi indietro. Per questo Bray non ha ancora sciolto le riserve: «Io ci sono — ha detto a chi lo interpellava privatamente — ma a patto di avere una sinistra compatta e di non dover fare la guerra con Fassina». Avvertimento rivolto ai dirigenti di Sinistra italiana, che ancora non se la sentono di abbandonare pubblicamente l’ex deputato pd, ma che stanno pensando a un’arma originale: le primarie della sinistra.
La prospettiva di una consultazione a sinistra è stata al centro di un colloquio tra Paolo Cento, Arturo Scotto, Nicola Fratoianni e lo stesso Fassina, ieri alla Camera. Non sarebbe una novità assoluta, visto che pochi giorni fa a Bologna si sono tenute le primarie della Coalizione civica, che hanno visto vincente Federico Martelloni. Fassina si è già detto disponibile alle primarie, ma Bray (e il suo sponsor politico Massimo D’Alema) molto meno. Per questo, Cento specifica: «Al momento il nostro candidato è Fassina, che ha tre mesi di lavoro importante alle spalle. Se si faranno avanti altri, vedremo. Di certo non decideremo al chiuso di una stanza. E di certo vogliamo creare un campo largo a sinistra. Non è detto che, alla fine, si scelga per le primarie. Potrebbe fare, invece, una grande assemblea o una campagna di ascolto nei municipi. L’importante è che si trovi unità».
Insomma, i mediatori sono al lavoro per capire come evitare uno scontro frontale tra i due e soprattutto come consentire un ingresso in campo a Bray (stimato dai sondaggi sopra il 10 per cento), che senza adeguate garanzie difficilmente rinuncerebbe al prestigioso incarico di direttore generale della Treccani. Per questo si fa strada l’ipotesi di una «costituente della sinistra romana», una sorta di neo comitato centrale che alla fine scelga per acclamazione Bray, evitando la competizione.
Ma c’è un convitato di pietra nella corsa al Campidoglio di Roma: Ignazio Marino. Le sue ambizioni di ripresentarsi sembrano ormai ridimensionate, anche per le inchieste giudiziarie che incombono sul suo capo. Ma l’ex sindaco — che sta ultimando un libro sulle sue avventure (e disavventure) al Comune — è uomo testardo e pronto a sorprendere. Quindi non è da escludersi che possa rilanciare la sua candidatura. Più probabile, però, che decida di intestarsi una lista civica e di correre come capolista, decidendo di appoggiare pubblicamente Bray. A quel punto, i consensi sull’ex ministro della Cultura aumenterebbero e potrebbero cominciare a spaventare il Pd. Del resto, già in passato Matteo Orfini aveva provato a convincere Bray a partecipare alle primarie del Pd, per disinnescare una corsa in solitaria.
Su Bray punta quella parte della sinistra che ha sempre visto Fassina come un candidato debole (tra loro Pippo Civati), ma anche quella minoranza del Pd al quale non va giù la vittoria del renziano Giachetti. Bray ha il via libera di uno degli uomini a cui è più legato, Massimo D’Alema, mentre resta da capire l’opinione di un altro punto di riferimento, Giuliano Amato.