sabato 5 marzo 2016

La Stampa 5.3.16
Etruria, Bankitalia multa gli ex vertici per 2,2 milioni
Sanzionato il papà del ministro Boschi
di Gilda Ferrari Francesco Spini

Su Banca Etruria si abbatte la scure di Banca d’Italia, che ha comminato un totale di 2,2 milioni di sanzioni a 27 tra amministratori, sindaci e manager del vecchio istituto poi finito in procedura di risoluzione. Tra questi spicca l’ex vice presidente Pier Luigi Boschi - papà del ministro Maria Elena - cui toccherà sborsare 130 mila euro. Cifra analoga è stata comminata all’ultimo presidente dell’istituto aretino, Lorenzo Rosi e all’altro vice, Alfredo Berni, oltre che ai consiglieri Andrea Orlandi e Luciano Nataloni. Per l’ex direttore generale, Luca Bronchi, la sanzione ammonta a 129 mila euro. Mentre per il predecessore di Rosi al timone della banca, Giuseppe Fornasari, la Banca d’Italia ha fissato una multa di 69.500 euro. Sono gli esiti della procedura aperta nel maggio del 215 dopo l’accertamento ispettivo che Via Nazionale ha condotto tra il novembre del 2014 e il febbraio dell’anno successivo. Insomma la stessa ispezione , sottolineano da Palazzo Koch, che portò la Banca d’Italia «a proporre al ministero dell’Economia si sottoporre la banca ad amministrazione straordinaria» disposta poi il 10 febbraio dell’anno scorso.
Ma quella di ieri è stata una giornata nera per le banche anche in Borsa, dove ha pesato la decisione presa dalla Bce nei confronti di Banca Carige. All’indomani della notizia della bozza di decisione della Bce che chiede all’istituto ligure un diverso piano di gestione della liquidità e nuovo piano industriale che «tenga conto del deterioramento dell’attuale scenario rispetto alle previsioni» e «rifletta nuove considerazioni sulle opzioni strategiche del gruppo», il titolo a Piazza Affari è crollato, perdendo il 9,6% a 0,57 euro e polverizzando il +6,4% guadagnato nella seduta di giovedì, quando i mercati avevano brindato alla lista dell’azionista di maggioranza Malacalza Investimenti (17,58%) con il giurista Giuseppe Tesauro indicato per la presidenza, Vittorio Malacalza vice presidente e Guido Bastianini amministratore delegato in pectore.
Quella di Bastianini e Tesauro sarà dunque una corsa contro il tempo, poiché dopo l’assemblea degli azionisti programmata il 31 marzo i nuovi vertici di Carige dovranno adottare un nuovo piano industriale entro il 31 maggio. Non solo. La Bce ha anche allargato la perdita dai 44,6 milioni denunciati a 101,7 milioni, obbligato alla svalutazione integrale dell’avviamento residuo, pari a 57,1 milioni, che non provoca impatti sul patrimonio, i cui ratio (Cet1r al 12,2%) sono stati confermati. L’organo di vigilanza chiede anche un diverso funding plan entro il 31 marzo. Un piano sostanzialmente già pronto - almeno secondo quanto ritengono in banca - in parte realizzato con emissioni di «covered bond» da 850 milioni e in parte in via di realizzazione con cartolarizzazioni di leasing e cessioni del quinto, con un effetto sulla liquidità da 500 milioni.
Intanto ieri è arrivata la lista di minoranza di Assogestioni (2%) per il rinnovo del cda. Il comitato dei gestori ha reso noto che la lista è guidata da Giulio Gallazzi, seguono Mariella Tagliabue e Massimo Desiderio. Il patto Coop Liguria, la Fondazione Cr Savona e Fondazione Cr Carrara candida Remo Checconi e Silvano Tabò. Attesa la lista a tre di Gabriele Volpi (6%) e Aldo Spinelli (2%) che vedrebbe in prima posizione Claudio Calabi, ex presidente di Rcs e attuale numero uno di Risanamento, seguito da Sara Armella.