sabato 5 marzo 2016

Corriere 5.3.16
Multe per Etruria. C’è papà Boschi
di Federico De Rosa

Bankitalia ha comminato 2,2 milioni di multa a 27 manager di Banca Etruria. Tra loro l’ex vicepresidente Pier Luigi Boschi, padre della ministra delle Riforme Maria Elena.
MIlano Pier Carlo Padoan assicura che «non c’è nessun rischio di tracollo delle banche». Da Londra, dove ieri ha parlato alla Guildhall, il municipio della City, il ministro dell’Economia ha ribadito che la tenuta del sistema non è a rischio, cercando di frenare l’ondata di vendite che a Piazza Affari è tornata a colpire le banche. Le parole di Padoan hanno rallentato le vendite limitando allo 0,3% il calo dell’indice Ftse Mib, ma non sono riuscite a salvare i titoli bancari. A riaccendere i timori è stata innanzitutto Carige, in ribasso del 9,6% in seguito alla notizia che la Bce ha chiesto un nuovo piano per «adeguarsi ai requisiti di vigilanza» dopo aver rivisto i conti e portato a 101 milioni il rosso. Una tegola che arriva proprio mentre la banca genovese si appresta a rinnovare il consiglio. Ieri è scaduto il termine per il deposito delle liste e dopo quella di Malacalza Investimenti, che punta su Giuseppe Tesauro alla presidenza e Guido Bastianini come amministratore delegato, anche Gabriele Volpi ha presentato il suo elenco con tre candidati, guidato da un manager di lungo corso: Claudio Calabi. La debolezza di Carige ha contagiato Intesa Sanpaolo, in calo del 2,02%, Unicredit (-2,2%) e Ubi (-1,9%). Più accentuato il ribasso di Bpm e Banco Popolare, arretrate rispettivamente del 3,3% e del 4,2% in attesa del parere della Bce sul piano di integrazione. Il mercato inizia ad avere dubbi. In più ora c’è anche l’incognita dell’assemblea dove i sindacati hanno annunciato battaglia sull’integrazione emettendo un comunicato unitario in cui definiscono «non scontato» il matrimonio Milano-Verona. I sindacati hanno un peso importante, soprattutto in Bpm. Più passano i giorni, insomma, è più c’è la sensazione che le complessità stiano aumentando.
Sulla tenuta del sistema continua ad aleggiare il sospetto che la montagna di sofferenze accumulate, e le difficoltà per smaltirle, possano richiedere nuovi interventi. A Londra ieri Padoan ha riconosciuto che le sofferenze «rappresentano un freno per la crescita» ma ha chiarito che si tratta di 89 miliardi di crediti netti e non di 201 miliardi che è il valore lordo. E comunque «non c’è nessun rischio di tracollo».