venerdì 4 marzo 2016

La Stampa 4.3.16
È morto Marcello De Cecco
Economista critico dell’austerity
Ha insegnato alla Normale di Pisa e alla Luiss
di Stefano Lepri

Di rado gli economisti possiedono il senso dell’umorismo. Ne aveva parecchio Marcello De Cecco, mancato l’altra notte a Roma a 77 anni. Era sempre un piacere ascoltare i suoi discorsi o leggerlo su Repubblica, anche quando trattava argomenti complicati di banche o di storia delle monete. E se doveva criticare qualche potere costituito, non si risparmiava.
Uomo del Mezzogiorno, né la vasta cultura internazionale né la pratica dell’inglese – lingua in cui ha anche insegnato – gli avevano tolto il caratteristico accento d’Abruzzo. Prima aveva studiato legge a Parma, poi economia a Cambridge. Ha insegnato in parecchie università, tra cui la Normale di Pisa, da ultimo la Luiss di Roma.
Si divertiva ad andare controcorrente. Quando nel 2002 si passò dalla lira all’euro la maggior parte degli italiani ritenne di percepire un forte aumento dei prezzi, mentre economisti e statistici lo negavano. De Cecco senza esitare dette ragione alla gente e torto ai suoi colleghi; ne attribuì la colpa al governo Berlusconi.
Collaborava con le istituzioni, come la Banca d’Italia e il Fondo monetario internazionale, non nascondeva le sue idee di sinistra. Scrivendo per i giornali interveniva spesso su questioni politiche, però in politica non volle mai entrare; tra l’altro, rifiutò l’offerta di candidarsi a presidente della Regione Abruzzo per il centro-sinistra nel 2005.
Contrario alle dottrine dell’austerità, aveva dedicato a combatterle il suo ultimo libro Ma che cos’è questa crisi (Donzelli 2013). Ritenne peraltro inevitabile la stretta del governo Monti benché meglio di altri ne prevedesse le conseguenze negative sull’Italia; per tempo avvertì su quanto le magagne delle banche tedesche complicavano la crisi dell’euro, questione che resta d’attualità.