La Stampa 31.3.16
Gli arrivi di migranti
Una questione che peserà sul voto per le città 
di Marcello Sorgi 
Rivelato
 dai dati ufficiali del Viminale, il boom di arrivi di migranti dei 
primi mesi del 2016 (in un inverno mite, va detto, e propizio per le 
traversate) potrebbe scaldare la campagna elettorale per le 
amministrative di giugno, che stenta a trovare un suo baricentro 
politico. Finché il confronto resta limitato alle buche sulle strade e 
alla pulizia delle metropoli, infatti, vuol dire che non è ancora stato 
delimitato il campo di battaglia né è chiara l’identità dei veri 
contendenti. Con il ritorno dell’allarme immigrazione, specie dopo gli 
attentati terroristici, le conseguenze prevedibili invece sono 
queste.
Primo, ritorno sul fronte di Salvini, visto un po’ appannato 
nelle ultime settimane e non a caso impegnato in una missione 
all’estero, in Israele. L’immigrazione, lo scarso funzionamento dei 
campi di accoglienza, i ritardi nella distinzione tra profughi e 
migranti economici sono il miglior pane per i denti del leader leghista,
 che saprà approfittarne.
Secondo, messa sotto pressione di Alfano, 
ministro competente per tutta questa materia, che si difenderà da par 
suo, avendo ormai sviluppato una certa reattività gli attacchi e una 
responsabilità anche a livello europeo nell’esame del problema.
Terzo, 
chiamata in causa di Renzi, che ha cercato finora di tenersi piuttosto 
discosto da una campagna elettorale che non promette molto di buono per 
lui, il Pd e il centrosinistra (tolte Torino, Milano e Bologna, in tutte
 le altre città, a cominciare da Roma e Napoli, il pronostico è 
incerto). Ma l’immigrazione in Europa è un tema che può consentire al 
presidente del consiglio di tornare alla carica sulla flessibilità, 
specie in un momento in cui (lo rivela la preoccupata intervista al 
Figaro del ministro Padoan) la tenaglia di Bruxelles sui conti italiani 
tende a stringersi ogni giorno di più. Politicamente parlando, però, e 
guardando alla scadenza elettorale di giugno, Il premier non ha ancora 
deciso se impostare la parte finale e decisiva della campagna, come le 
volte precedenti, sul collaudato schema Renzi contro tutti. Anche se è 
fatale che sarà tirato a farlo, dai suoi avversari esterni e da quelli 
interni del Pd; e alla fine difficilmente potrà evitarlo.
 
