giovedì 31 marzo 2016

La Stampa 31.3.16
La portavoce dell’Alto commissariato delle Nazioni unite per i rifugiati
“L’Europa non ha gestito l’emergenza. Sfruttata la paura per alzare muri”
“C’è una novità preoccupante: iniziano a salpare barconi dall’Egitto”
intervista di Gu. Ru.

La portavoce dell’Alto commissariato delle Nazioni unite per i rifugiati 
Gli arrivi dal Nord Africa sono ripresi a livelli preoccupanti. In uno dei due pescherecci egiziani arrivati nelle ultime ore sono stati trovati circa 70 minori tra i 6 e i 15 anni. E’ un dato che ci allarma enormemente». Carlotta Sami, portavoce dell’Unhcr, l’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati, commenta l’esodo di migranti verso le coste italiane in partenza dalla Libia.
Che cosa sta succedendo?
«Sicuramente siamo in presenza di un flusso migratorio in aumento. Aprile ci confermerà se questo picco sarà davvero consistente. Va subito detto che questo trend non è effetto dell’accordo della Unione Europea con la Turchia, accordo che deve ancora decollare».
Lo dicono anche le origini dei migranti, che arrivano soprattutto dai Paesi dell’Africa.
«Infatti sono assenti le due etnie fondamentali della rotta balcanica: siriani e afghani. Quello che colpisce nei nuovi sbarchi dalla Libia sono le imbarcazioni utilizzate. Gli ufficiali della Guardia Costiera sottolineano che si tratta di imbarcazioni meglio equipaggiate con carburante sufficiente a compiere l’intera traversata del Canale di Sicilia fino alle coste italiane. Questo sicuramente è un elemento positivo per la sicurezza dei migranti. Un altro dato importante è che tra le ultime imbarcazioni arrivate ci sono anche due pescherecci salpati dall’Egitto».
Rotta balcanica e Libia. Flussi migratori diversi. Rifugiati e migranti economici.
«Esattamente. E questa diversità impone risposte diverse. Per i profughi c’è da implementare la rete dell’accoglienza e delle risposte alle domande di asilo o protezione umanitaria. Per quanto riguarda i migranti economici, l’Europa si era impegnata, nel summit di novembre a Malta a raggiungere con i Paesi di partenza dei flussi, soprattutto africani, progetti di sviluppo e cooperazione economica».
Leggo sul sito dell’Unhcr che in questi primi mesi del 2016 sono arrivati in Grecia oltre 150.000 rifugiati da Siria, Afghanistan e Iraq. In Italia, poco meno di 20.000. L’Europa, oggi alle prese con il terrorismo jihadista, sulle politiche dell’accoglienza e dell’integrazione ha prodotto solo un accordo con la Turchia che stenta a decollare.
«Il 2015 è una pagina da dimenticare. L’Europa non ha saputo gestire l’emergenza migratoria e il caos è continuato in queste settimane. E’ stato determinante lo sfruttamento politico della paura, giustificabile di fronte al caos, che ha consentito ad alcuni Stati di chiudersi alzando muri».
La gestione dell’immigrazione in chiave europea è stata complicata dagli attacchi terroristici dell’Isis?
«Non c’è nessuna relazione tra immigrazione e terrorismo, se non che l’uno e l’altro alimentano la paura, e con essa la chiusura degli Stati nazionali. Insomma gli effetti sono preoccupanti».