giovedì 31 marzo 2016

La Stampa 31.3.16
La testa di Lenin e un nuovo museo del Muro
I drammi del passato prossimo rievocati nella capitale tedesca
di Alessandro Alviani

Altro che «Good Bye, Lenin!». Berlino si appresta a dare nuovamente il benvenuto al rivoluzionario russo e lo farà - ironia della Storia - proprio in quella che un tempo era la parte Ovest della città. Dal 29 aprile alla Cittadella di Spandau verrà esposta, nell’ambito di una mostra permanente, l’enorme testa di Lenin del peso di tre tonnellate che è stata riportata alla luce lo scorso settembre, dopo esser rimasta sotto terra per 24 anni.
La testa in granito sormontava un monumento alto 19 metri e posto su una piazza di Berlino Est. Nel 1991 la statua venne smontata in 130 pezzi, sepolti in una foresta. Lo scorso anno la decisione, giunta al termine di un lungo scontro tra enti locali, di recuperare almeno la testa. Maggiori informazioni sulla mostra, che raccoglie un centinaio di monumenti politici fatti scomparire dal XVIII secolo a oggi perché «scomodi», su www.enthuellt-berlin.de.
Ormai ce ne sono così tanti che persino i berlinesi iniziano a confondersi: sono tre o quattro? Tant’è: dal 26 marzo Berlino ha un nuovo museo del Muro. «The Wall Museum East Side Gallery», nato da un’iniziativa privata e co-finanziato dalla fondazione di Michail Gorbaciov, si trova nei pressi della East Side Gallery, il tratto del Muro più lungo ancora in piedi, vicino la stazione di Warschauer Straße. In 13 stanze viene ripercorsa, principalmente attraverso video dell’epoca, la storia della divisione della città (www.thewallmuseum.com).
Tredici film in parallelo e una sola attrice, l’australiana Cate Blanchett, che si cala nei panni di un’insegnante, una burattinaia, un senzatetto. È l’idea al centro di «Manifesto», l’installazione dell’artista Julian Rosefeldt ospitata all’Hamburger Bahnhof, il museo di arte contemporanea. I monologhi sono estratti da manifesti di artisti, architetti o registi, da Filippo Tommaso Marinetti a Wassily Kandinsky, passando per André Breton, Lucio Fontana e Jim Jarmusch. Tagliando e combinando i testi, Rosefeldt riesce a calarli in situazioni attuali, aiutato in questo dalla versatilità di Cate Blanchett (www.julianrosefeldtinberlin.de).
L’Akademie der Künste (Hanseatenweg 10) ospita infine un’esposizione sul tema dello spazio pubblico come terreno di contrapposizione politica e luogo di partecipazione democratica: dalle proteste al Gezi Park ad Occupy Wall Street, da Trafalgar Square a Londra all’area dell’ex aeroporto berlinese di Tempelhof, gli esempi della mostra «Demo: Polis» ruotano intorno a una domanda: a chi appartiene la città?