il manifesto 31.3.16
Il soldato israeliano che una settimana fa a Hebron ha ucciso a sangue freddo un palestinese
«Sarà incriminato, ma non per omicidio»
Lo
prevede il quotidiano Yediot Ahronot. Il giudice militare oggi potrebbe
non confermare l'arresto cautelare. Ieri in Galilea, in Cisgiordania e
Gaza migliaia di palestinesi hanno commemorato il "Giorno della Terra"
di Michele Giorgio
GERUSALEMME
«La difesa dello spirito e dei valori di Zahal (le Forze Armate, ndr)
…Dobbiamo difendere Zahal in quanto esercito del popolo, in uno Stato
ebraico e democratico», ripeteva ieri il capo di Stato maggiore Gadi
Eisenkot, riferendosi a presunti principi alla base dell’azione
dell’Esercito israeliano. Parole che seguono l’uccisione a sangue
freddo, una settimana fa a Hebron, compiuta un soldato di un
palestinese, Abdel Fattah al Sharif, 21 anni, a terra moribondo, che
poco prima aveva accoltellato e ferito leggermente un altro militare
israeliano. Eisenkot ha anche assicurato che saranno puniti soldati e
comandanti che si comporteranno in un modo non conforme con gli standard
operativi dell’esercito. Sarà così anche per il soldato che ha ucciso
il palestinese di Hebron e che la maggioranza degli israeliani considera
un “eroe”? Difficile crederlo visto come è andata due giorni fa
l’udienza che lo riguardava. Il giudice militare, il tenente colonnello
Ronen Shor, ha concesso solo due giorni e non i nove chiesti dalla
procura per portare ulteriori prove a carico del soldato non ritenendo
sufficienti quelle già a disposizione. Già da oggi il soldato, di cui è
vietato rivelare l’identità, potrebbe essere posto agli arresti
domiciliari o addirittura liberato in attesa dello svolgimento delle
indagini e dell’eventuale processo. Il quotidiano Yediot Ahronot ieri
prevedeva che il soldato-killer sarà rinviato a giudizio ma non per
omicidio.
Al giudice Shor non è bastato il video, girato da un
collaboratore del centro per i diritti umani B’Tselem, che mostra il
soldato che spara a sangue freddo al palestinese immobile sull’asfalto. A
suo dire quel filmato non darebbe certezze sulle intenzioni,
motivazioni e responsabilità del soldato. Ha respinto la tesi della
procura militare che aveva chiesto l’estensione della custodia cautelare
per altri nove giorni e illustrato le «contraddizioni nella
testimonianza del sospetto che impongono di indagare ulteriormente». Il
procuratore ha affermato che «è chiaro che il colpo è stato sparato dal
(soldato) sospetto nella direzione del terrorista che giaceva sul terra e
che era già stato colpito da un altro militare dopo l’attacco all’arma
bianca, anche se era ancora vivo. Il sospetto ha sparato senza alcuna
necessità operativa e non sembrava in pericolo». La difesa da parte sua
ha ribadito che il soldato arrestato avrebbe sparato nel timore che il
palestinese potesse azionare una cintura esplosiva, che però non c’era.
Il giudice è apparso ben disposto verso la ricostruzione dell’accaduto
fatta dagli avvocati del soldato e ha concesso solo altri due giorni di
arresti cautelari.
In quel momento davanti alla corte diverse
centinaia di israeliani manifestavano a sostegno del militare, inclusi
alcuni esponenti politici e membri della Knesset decisi ad ottenere la
sua scarcerazione immediata. Tra questi l’ex ministro degli esteri ed
esponente ultranazionalista Avigdor Lieberman, capo del partito
anti-arabo Israel Beitenu, che ieri ha incontrato a Gerusalemme il
leader della Lega Matteo Salvini. I due hanno trovato posizioni comuni
su migranti, sicurezza, ruolo dell’Europa e terrorismo. E’ improbabile
che durante i colloqui i due abbiamo discusso del caso del soldato che
ha ammazzato in modo sommario il palestinese di Hebron. La vicenda
interessa invece al senatore del Vermont, Patrick Leahy, e a 10 membri
della Camera dei Rappresentanti Usa che hanno firmato una lettera in cui
denunciano che le forze di sicurezza israeliane hanno eseguito
“sospette esecuzioni extragiudiziali” di palestinesi negli ultimi mesi.
Un’accusa alla quale ha risposto lo stesso premier Netanyahu negando che
soldati e poliziotti israeliani abbiamo ucciso sommariamente aggressori
palestinesi. «L’Esercito e la polizia si difendono e difendono
cittadini innocenti applicando i più alti standard morali contro
terroristi assetati di sangue che vogliono ucciderli», ha scritto nella
sua replica.
Ieri nei Territori occupati e in Galilea migliaia di
palestinesi hanno manifestato nel 40esimo anniversario del “Giorno della
Terra”. Il 30 marzo del 1976 sei palestinesi con cittadinanza
israeliana furono uccisi dalla polizia in alcuni villaggi della Galilea
durante le proteste popolari contro la confisca di terre arabe. Il
“Giorno della Terra” in questi ultimi anni è stato l’occasione per
protestare contro le discriminazioni che subiscono i palestinesi in
Israele e contro l’occupazione dei Territori. Manifestazioni ieri si
sono svolte a Gaza, in varie località della Cisgiordania e a Umm al
Hiran, un villaggio beduino nel Neghev soggetto a sistematiche
demolizioni da parte delle autorità israeliane.