La Stampa 30.3.16
Le incognite nascoste nei passaggi parlamentari
di Marcello Sorgi
La
visita in Nevada, allo stabilimento Enel, ha consentito a Renzi di
parlar d’altro. Ma il clou del viaggio in Usa è già annunciato per
venerdì, quando Obama, è quasi certo, tornerà a insistere con il
presidente del Consiglio sulla Libia. Non è un mistero infatti che gli
americani non condividano fino in fondo la cautela del governo italiano
nella scelta della soluzione per l’ex Paese di Gheddafi, dove una parte
del territorio è occupata da milizie dell’Isis. L’ambizione manifestata
dall’Italia ad avere un ruolo-guida, condivisa dalla Casa Bianca nella
prima fase di trattative, mal si concilia con la prudenza manifestata
più di recente, l’ultima, in ordine di tempo, all’indomani degli
attentati a Bruxelles.
Renzi ha chiarito in tutte le sedi che è
pronto ad assumersi le responsabilità necessarie solo dopo che il nuovo
governo libico si sarà insediato (cosa finora rivelatasi irrealizzabile)
e sotto una chiara copertura Onu: questione controversa, dal momento
che inglesi e francesi ritengono che una risoluzione già approvata al
Palazzo di Vetro possa essere considerata già sufficiente per far
partire l’intervento.
Renzi tuttavia è riuscito a temporeggiare,
confermando la disponibilità italiana non appena la situazione sarà più
chiara. Ma negli ultimi giorni l’impazienza Usa è cresciuta
parallelamente all’evoluzione del conflitto in Siria e all’arretramento
delle truppe del Califfo. Di qui il desiderio di aprire un altro
scenario a Sirte e costringere l’Isis a un ripiegamento anche in Libia.
Difficile a questo punto dire se Renzi sia in grado di tener ferme le
sue posizioni o non debba offrire qualche nuova apertura alle richieste
americane, magari in termini di iniziative mirate contro bersagli
individuati dai servizi. Ma anche un passaggio limitato del genere
richiederebbe un dibattito parlamentare, almeno delle commissioni esteri
e difesa di Camera e Senato, che attualmente, in piena campagna
elettorale, si presterebbe a sorprese di qualsiasi genere. Al minimo,
una fiammata pacifista guidata dai 5 stelle che si ripercuoterebbe
immediatamente nella gara per i sindaci.