giovedì 3 marzo 2016

La Stampa 3.3.16
“Un europeo su quattro fa uso di stupefacenti”
Il rapporto dell’Antimafia: “Emergenza planetaria, valutare la depenalizzazione”
di Grazia Longo

La lotta al narcotraffico è «un’emergenza planetaria» - un europeo su quattro fa uso di droghe - da combattere a livello internazionale. Tanto più che la droga è il motore delle mafie.
L’allarme è del procuratore nazionale antimafia e antiterrorismo, Franco Roberti, che ieri, durante la presentazione della relazione annuale della Dna al Senato, ha rivelato dati sconvolgenti: «Oggi sono 250 milioni i consumatori, un europeo su 4 ha rapporti con il mondo della droga».
Per un giro d’affari gigantesco, che solo nel nostro Paese, arriva a rasentare il guadagno delle aziende manifatturiere. «Nel mondo lo spaccio di droga muove 560 miliardi di dollari, 35-40 miliardi di euro solo in Italia». Un’enormità se si pensa che «il settore manifatturiero italiano frutta poco di più 45 miliardi di euro». Il vantaggio per chi manovra il mondo delle sostanze stupefacenti è, come sottolinea lo stesso Roberti, particolarmente conveniente perché «i soldi della droga sono esentasse e poi vanno a riversarsi nel mercato legale». Con tutte le varie operazioni riciclaggio in attività commerciali di vario genere. Per contrastare il fenomeno «servono operazioni sotto copertura e i gestori di telefonia devono aprire sedi legali in Italia: tutto questo aiuterebbe l’azione di contrasto».
E ancora: la droga in circolazione è in aumento, ma crescono anche i sequestri di droga. «Sono in aumento i sequestri di cannabis, mentre sono in flessione quelli della cocaina. Questo vuol dire che è aumentata la circolazione di cannabis in Italia, visto che i sequestri intercettano circa il 10% della droga circolante».
Per quanto concerne le strategie per arginare il problema, secondo Roberti «bisogna fare scelte di priorità, anche nel mondo giudiziario. Il problema è di target investigativo: indagare sui finanziatori del traffico di droga non è come indagare sui corrieri. Spesso chi finanzia, la droga non la vede neppure». L’obiettivo? «Dobbiamo resettarci: se si vuole fronteggiare un problema bisogna andare alla fonte. È più importante sequestrare i soldi che lo stupefacente». Come dimostra l’ultima operazione congiunta dei carabinieri, a Napoli, contro i «signori della droga del clan Contini» che ha portato all’arresto di 33 persone e al sequestro di beni per 20 milioni di euro.
Il procuratore nazionale antimafia è inoltre convinto dell’importanza di «intensificare le risorse investigative sui grandi trafficanti, non sui ladri di merendine come chiamiamo i piccoli spacciatori». Tra le righe, insomma, sembra di leggere un richiamo antiproibizionista. Ma Roberti precisa che «nessuno ha mai parlato di depenalizzazione». Eppure già un anno fa, sempre in seguito alla presentazione della relazione in Parlamento, era scoppiata una polemica sull’esigenza di depenalizzare le droghe leggere.
«Davanti al quadro che evidenzia l’oggettiva inadeguatezza di ogni sforzo repressivo - aveva evidenziato il pool guidato da Roberti - spetterà al legislatore valutare se, in un contesto di più ampio respiro, almeno europeo, sia opportuna una depenalizzazione della materia».
Ieri, almeno ufficialmente, la retromarcia.
Ma Riccardo Magi, segretario di Radicali italiani, incalza: «Alla luce del quadro tracciato dal procuratore Roberti, due sono gli interventi non più rinviabili, sia a livello nazionale che europeo: la legalizzazione della cannabis, lo stupefacente con la più ampia diffusione e i minori rischi, e la depenalizzazione dell’uso e del possesso per consumo personale di tutte le altre droghe. Tra l’altro proprio su questi due fronti stiamo per lanciare una petizione al Parlamento europeo».